«L’aula rimane lo spazio di possibilità più radicale dell’accademia»: è questa la lezione preziosa e antiaccademica di bell hook, intellettuale militante e femminista afroamericana, recentemente scomparsa. Le università sono luoghi dove insegnare a trasgredire un movimento oltre e contro i confini, per ripensare, immaginare e costruire visioni contro-egemoniche. Perché le lenti viola del femminismo, una volta indossate, non fanno più vedere il mondo allo stesso modo.
Betye Saar, Black Girl’s Window, 1969.
Dopo quasi vent’anni sono stati ripubblicati, ampliati e tradotti in italiano Elogio del margine (2021), Il femminismo è per tutti (2022) da Tamu Edizioni, e Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica dellalibertà (Meltemi 2020). Insieme a queste ed altre letture, gli scritti di Grada Kilomba Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano (Capovolte 2021) hanno accompagnato la costruzione della nostra “aula femminista” per riconfigurare le interconnessioni tra razza e genere nella produzione artistica contemporanea; convocando tutte le streghe e quel sottobosco di killjoy, che il femminismo ha rivendicato come antenate e che il capitalismo ha dovuto distruggere (Silvia Federici); il rogo è il luogo scelto dal capitale come palcoscenico per bruciare i corpi ribelli e fuori-norma.
Solana Cain, Our Hair Story, 2016.
Non è casuale che questi testi vengano riproposti oggi che la marea transfemminista ha dimostrato un nuovo tipo di protagonismo sociale e che, come scrive Verònica Gago, negli ultimi anni “ha fatto tremare la terra nel mondo intero” per la sua forza di insubordinazione, il movimento Ni Una Menos che dall’America Latina e dal Sud globale ha raggiunto le nostre piazze e assemblee. L’urgenza che ha mosso la scrittura di bell hooks, come la potenza del femminismo anticapitalista di Silvia Federici, costituiscono un tramite dagli anni Settanta ad oggi.
Lorna Simpson, Earth & Sky, #24, 2016. Published by Chronicle Books, 2018.
bell hooks, che proveniva da un contesto sociale povero e di umile classe, affermava che era già una rottura essere entrata nell’università. E nell’università ha portato tutte le sue trasgressioni, il pensiero critico e la pedagogia femminista, insieme alle verità scomode della sua esperienza concreta dell’oppressione e dell’incontro con le strutture del sistema patriarcale, capitalista e suprematista bianco.
Grada Kilomba, Illusions Vol. I, Narcissus and Echo, still video da performance, 2017.
Quando però il femminismo è entrato nell’università ha portato un cambiamento di contenuti ma non di paradigma: la prospettiva, i metodi e i linguaggi sono rimasti inalterati. “La teoria femminista (ci dice) ha cominciato a trovare casa in un ghetto accademico ben poco collegato con il mondo esterno. Spesso, all’interno dell’accademia, si sono prodotte e si producono opere anticipatrici, ma è raro che quelle intuizioni raggiungano un grosso numero di persone. Di conseguenza, il pensiero femminista, così accademizzato, indebolisce il movimento femminista depolicizzandolo. Privato di ogni radicalità, è come ogni altra disciplina accademica con la sola differenza che si occupa di genere”. Le studiose e le pensatrici femministe hanno legittimato gli Women’s studies agli occhi del patriarcato dominante.
Rachel Seidu, A time to dance series #2, 2021.
Come falene sulla sabbia infuocata è un reading femminista, con dialoghi immaginari tra bell hooks, Grada Kilomba e Silvia Federici, strutturato in quattro Atti come lettura teatrale, insieme a un pamphlet auto-prodotto con illustrazioni e disegni, accompagnato da un glossario e un ipertesto, con termini e passaggi estratti dagli scritti delle tre autrici, da cui emerge la necessità di depatriarcalizzazione della società per sconfiggere le oppressioni legate alla razza, al genere e alla classe sociale.
Frida Orupabo, Untitled, 2018.
Margine | Enclosures | Corpo ribelle | Performatività nera| Sorellanza, sono alcune tra le voci sviluppate nel GLOSSARIO in quanto concetti chiave per mettere a fuoco l’agire intersezionale del pensiero delle tre autrici, che si muove tra razza e genere, tra la teoria e l’esperienza concreta dei corpi e delle lotte. E di un pensiero così radicale che dopo oltre vent’anni dalla sua enunciazione, continua ad essere ancora indigeribile (incatturabile) e potente.
Qui potete leggere i testi e consultare la pubblicazione:
Perché la lezione di bell hooks è così attuale? Il panorama dell’arte contemporanea con le sue manifestazioni ci mostra come tutto il sistema sia ancora fortemente viziato da una visione maschilista ed eurocentrica. Emerge sempre di più l’asimmetria tra istanze contemporanee e la loro rappresentazione all’interno delle istituzioni artistiche, come gallerie, musei, fondazioni, Biennali e altre esposizioni. Il divario tra arte occidentale e non occidentale si fa sempre più ampio, rafforzando la retorica neo-arcaica e colonialista che non riesce a pensare l’arte come qualcosa di diverso da ciò che è stato ereditato dal modernismo. Questa tendenza consolida il mantenimento di un potere neocoloniale all’interno della società e dell’arte.
Il pamphlet è stato stampato in occasione di Imparare a trasgredire. Omaggio a bell hooks, momento conclusivo del corso teorico di Allestimento II, tenuto da Elvira Vannini con gli artisti e curatori del 2^ anno del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, nella convinzione che il sapere di genere sia pervasivo di ogni disciplina e non qualcosa a sé stante. L’evento è stato ideato, curato e organizzato, in modo orizzontale e attraverso la creazione di uno spazio creativo radicale, da: Greta Maria Gerosa, Luning Guo, Zixin Han, Alessandra La Marca, Maria Cristina Marra, Michela Montedonico, Katia Mosconi, Jia Ni, Martina Nardi, Elisabetta Nosadini, Benedetta Porrini, Giulia Profeti, Daniela Riva, Silvia Rossetti, Noemi Scarpa, Ruoxi Song, Yicheng Tao, Giulia Tortora, Shaoqi Yin, Yiying Zhang, Jing Zhao.
Riletture dal margine
Razza e genere sono i nuovi monopoli del mondo dell’arte?
Ballare contro il patriarcato a Cali è un atto di resistenza: intervista al Frente Gráfico Feminista.
«L’aula rimane lo spazio di possibilità più radicale dell’accademia»: è questa la lezione preziosa e antiaccademica di bell hook, intellettuale militante e femminista afroamericana, recentemente scomparsa. Le università sono luoghi dove insegnare a trasgredire un movimento oltre e contro i confini, per ripensare, immaginare e costruire visioni contro-egemoniche. Perché le lenti viola del femminismo, una volta indossate, non fanno più vedere il mondo allo stesso modo.
Betye Saar, Black Girl’s Window, 1969.
Dopo quasi vent’anni sono stati ripubblicati, ampliati e tradotti in italiano Elogio del margine (2021), Il femminismo è per tutti (2022) da Tamu Edizioni, e Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà (Meltemi 2020). Insieme a queste ed altre letture, gli scritti di Grada Kilomba Memorie della piantagione. Episodi di razzismo quotidiano (Capovolte 2021) hanno accompagnato la costruzione della nostra “aula femminista” per riconfigurare le interconnessioni tra razza e genere nella produzione artistica contemporanea; convocando tutte le streghe e quel sottobosco di killjoy, che il femminismo ha rivendicato come antenate e che il capitalismo ha dovuto distruggere (Silvia Federici); il rogo è il luogo scelto dal capitale come palcoscenico per bruciare i corpi ribelli e fuori-norma.
Solana Cain, Our Hair Story, 2016.
Non è casuale che questi testi vengano riproposti oggi che la marea transfemminista ha dimostrato un nuovo tipo di protagonismo sociale e che, come scrive Verònica Gago, negli ultimi anni “ha fatto tremare la terra nel mondo intero” per la sua forza di insubordinazione, il movimento Ni Una Menos che dall’America Latina e dal Sud globale ha raggiunto le nostre piazze e assemblee. L’urgenza che ha mosso la scrittura di bell hooks, come la potenza del femminismo anticapitalista di Silvia Federici, costituiscono un tramite dagli anni Settanta ad oggi.
Lorna Simpson, Earth & Sky, #24, 2016. Published by Chronicle Books, 2018.
bell hooks, che proveniva da un contesto sociale povero e di umile classe, affermava che era già una rottura essere entrata nell’università. E nell’università ha portato tutte le sue trasgressioni, il pensiero critico e la pedagogia femminista, insieme alle verità scomode della sua esperienza concreta dell’oppressione e dell’incontro con le strutture del sistema patriarcale, capitalista e suprematista bianco.
Grada Kilomba, Illusions Vol. I, Narcissus and Echo, still video da performance, 2017.
Quando però il femminismo è entrato nell’università ha portato un cambiamento di contenuti ma non di paradigma: la prospettiva, i metodi e i linguaggi sono rimasti inalterati. “La teoria femminista (ci dice) ha cominciato a trovare casa in un ghetto accademico ben poco collegato con il mondo esterno. Spesso, all’interno dell’accademia, si sono prodotte e si producono opere anticipatrici, ma è raro che quelle intuizioni raggiungano un grosso numero di persone. Di conseguenza, il pensiero femminista, così accademizzato, indebolisce il movimento femminista depolicizzandolo. Privato di ogni radicalità, è come ogni altra disciplina accademica con la sola differenza che si occupa di genere”. Le studiose e le pensatrici femministe hanno legittimato gli Women’s studies agli occhi del patriarcato dominante.
Rachel Seidu, A time to dance series #2, 2021.
Come falene sulla sabbia infuocata è un reading femminista, con dialoghi immaginari tra bell hooks, Grada Kilomba e Silvia Federici, strutturato in quattro Atti come lettura teatrale, insieme a un pamphlet auto-prodotto con illustrazioni e disegni, accompagnato da un glossario e un ipertesto, con termini e passaggi estratti dagli scritti delle tre autrici, da cui emerge la necessità di depatriarcalizzazione della società per sconfiggere le oppressioni legate alla razza, al genere e alla classe sociale.
Frida Orupabo, Untitled, 2018.
Margine | Enclosures | Corpo ribelle | Performatività nera| Sorellanza, sono alcune tra le voci sviluppate nel GLOSSARIO in quanto concetti chiave per mettere a fuoco l’agire intersezionale del pensiero delle tre autrici, che si muove tra razza e genere, tra la teoria e l’esperienza concreta dei corpi e delle lotte. E di un pensiero così radicale che dopo oltre vent’anni dalla sua enunciazione, continua ad essere ancora indigeribile (incatturabile) e potente.
Qui potete leggere i testi e consultare la pubblicazione:
come falene sulla sabbia infuocata.
Perché la lezione di bell hooks è così attuale? Il panorama dell’arte contemporanea con le sue manifestazioni ci mostra come tutto il sistema sia ancora fortemente viziato da una visione maschilista ed eurocentrica. Emerge sempre di più l’asimmetria tra istanze contemporanee e la loro rappresentazione all’interno delle istituzioni artistiche, come gallerie, musei, fondazioni, Biennali e altre esposizioni. Il divario tra arte occidentale e non occidentale si fa sempre più ampio, rafforzando la retorica neo-arcaica e colonialista che non riesce a pensare l’arte come qualcosa di diverso da ciò che è stato ereditato dal modernismo. Questa tendenza consolida il mantenimento di un potere neocoloniale all’interno della società e dell’arte.
Mickalene Thomas, Le Déjeuner sur l’herbe. Les trois femmes noires, 2010 © Mickalene Thomas, Courtesy the Artist, Lehmann Maupin, New York and Hong Kong.
Il pamphlet è stato stampato in occasione di Imparare a trasgredire. Omaggio a bell hooks, momento conclusivo del corso teorico di Allestimento II, tenuto da Elvira Vannini con gli artisti e curatori del 2^ anno del Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali di Naba, Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, nella convinzione che il sapere di genere sia pervasivo di ogni disciplina e non qualcosa a sé stante. L’evento è stato ideato, curato e organizzato, in modo orizzontale e attraverso la creazione di uno spazio creativo radicale, da: Greta Maria Gerosa, Luning Guo, Zixin Han, Alessandra La Marca, Maria Cristina Marra, Michela Montedonico, Katia Mosconi, Jia Ni, Martina Nardi, Elisabetta Nosadini, Benedetta Porrini, Giulia Profeti, Daniela Riva, Silvia Rossetti, Noemi Scarpa, Ruoxi Song, Yicheng Tao, Giulia Tortora, Shaoqi Yin, Yiying Zhang, Jing Zhao.
Concept grafico di Silvia Rossetti