Novembre è il mese dopo l’Ottobre di Ejzenstejn, non esiste l’armata internazionale ma solo forze delocalizzate e smorzate: in questo contesto gli eroi sono visti come folli e muoiono in esecuzioni illegali.
Il video November narra la vicenda di Andrea Wolf, sociologa tedesca, amica d’infanzia dell’artista, caduta in battaglia dopo essersi unita all’esercito curdo; la presa di posizione politica è affiancata alla riflessione sull’immagine dell’amica, inizialmente presentata viva e combattente, attrice di un filmato in 8mm girato dalla Steyerl durante la loro giovinezza, e successivamente come icona, martire tedesca del PKK la cui effigie viene portata in corteo dai dimostranti e veicolata tramite la rete. Il video vive di connessioni e rimandi tra documenti filmici a finzioni cinematografiche e tra territori distanti come la Turchia e la Germania che l’artista dimostra essere uniti da dati materiali, come i proiettili venduti all’esercito turco dal governo socialista dopo la caduta del muro di Berlino. In conclusione tornano le immagini del primo film mostrato, dove una giovane Andrea combattente femminista lotta con le arti marziali, la voce dell’artista dichiara:
Solo nella finzione Andrea scompare in moto nel sole, solo nella finzione io muoio per i miei ideali e le donne sono più forti degli uomini, le armi tedesche non sono usate contro i curdi, gli eroi sono immortali e i buoni vincono.
November: A Film Treatment
Hito Steyerl
[still] Andrea Wolf, anni 18
Questi sono still dal mio primo film. Ho girato questoSuper-8 con un gruppo di amici, tra cui Andrea, quanto avevo 17 anni. Era un film femminista di Kung-Fu e lei ne era l’indiscussa e affascinante eroina. Al primo sguardo è piuttosto difficile capire come questo filmato vagamente kitsch e spensierato sia connesso a tematiche come terrorismo, globalizzazione, colonialismo e guerra.
[still] Io, Andrea e una terza ragazza prendiamo a botte maschi innocenti
È impossibile ricostruire la trama. Il film è muto perché le uniche pellicole che riuscivamo a rubare erano cassette S-8 senza colonna sonora. Girammo solo le scene di combattimento, che mostravano una banda di tre ragazze – tra cui io stessa – nel tentativo, scoordinato, di picchiare ogni uomo (maschio) con cui entravano in contatto.
Ora questo pellicola di fiction amatoriale si è improvvisamente trasformata in un documento, quando nel 1998 Andrea Wolf è stata uccisa, molto probabilmente da membri dell’armata turca in una battaglia nei pressi di Catak, piccola città di confine nel Kurdistan.
In Germania era stato emesso un mandato nei suoi confronti, poiché era stata accusata di aver partecipato ad attività terroriste, nello specifico nella distruzione di un carcere di deportazione a Weiterstadt a mezzo di deflagrazione. Era sospettata di aver collaborato con la Red Army Fraction nel portare a termine l’attacco.
A questo punto, nel 1996, decise di andare in Kurdistan per unirsi all’esercito delle donne, il così denominato PKK. Assunse il nome “Rohani”, si allenò e visse nell’esercito (delle donne n.d.t.) per diverso tempo, per lo più negli accampamenti in Nord Iraq.
[still] il carcere di Weiderstadt, distrutto, 1993
Nell’ottobre 1998, la sua unità fu individuata dall’esercito turco nelle vicinanze del confine iracheno. Ci fu un grande scontro a fuoco. Solo pochi membri dell’unità riuscirono a sopravvivere. Erano sotto pesante assedio da parte degli elicotteri dell’esercito. La maggior parte dei sopravvissuti si rifugiò in quello che viene definito come una cavità nel terreno. Secondo un testimone (earwitness) fu colpita da un soldato dell’esercito oppure da una guardia del villaggio dopo essere stata forzatamente tirata fuori dal buco e fatta prigioniera. Il suo caso è solo uno tra i tanti di esecuzioni extra-giudiziarie che hanno caratterizzato questa sporca e quasi dimenticata guerra degli anni Novanta.
La morte di Andrea
A questo punto la compagna Rohani era ancora viva. Appena lasciammo il nostro nascondiglio, il nemico ci attaccò nuovamente con il Kobra, perché volevano ucciderci fino all’ultimo. Quando il Kobra si abbassò, vedemmo che c’era un piccolo buco nel terreno. Eravamo dieci compagni sopravvissuti.
Il nemico attaccò di nuovo. Irruppe tra le nostre fila – con razzi, granate a mano e armi che non avevo mai visto prima. Non so che tipo di armi fossero. Ci attaccarono ancora e ancora e uccisero tutti i compagni (tranne noi, che eravamo dentro al buco).
Poi sentimmo la voce della compagna Rohani, era lassù. La presero prigioniera, si poteva sentire la sua voce. Non potevo vederla, solo sentire la sua voce. Eravamo nella parte più bassa della cavità, lei era lassù, solo la sua voce ci raggiungeva. Parlava tedesco, non potevo capire cosa dicesse. Sentii solo che stava gridando. Udii la voce dei protettori/guardiani del villaggio.
La voce di compagna Rohani era colma di paura. Urlava. Parlava tedesco. Non capivo cosa dicesse, ma la sua voce era arrabbiata come la voce di chi si trova in un grande stato di dolore. Loro [i soldati] parlavano in turco, i protettori del villaggio curdo, un totale disastro, una cacofonia, ciascuno parlava una lingua differente. Poi compagna Diyar e compagna Rohani furono uccise. Uccisero tutte le nostre compagne.
Quando uscimmo, vedemmo compagna Rohani. I suoi capelli erano scoperti. La compagna era in condizioni tremende. Il collo era ricoperto da punti neri, simili a segni di strangolamento. Il suo corpo mostrava evidenti segni di tortura, era pieno di tracce di bruciature causate da una pistola, tracce provocate da un corpo contundente. La compagna era stata torturata. Vidi anche le altre compagne.
Le compagne furono sepolte in un’unica fossa [comune]. I corpi puzzavano già, le loro carni stavano iniziando a marcire. Erano tutte in un’unica fossa. Non c’era niente che potessimo fare, per via dell’odore.
Testimone (uditiva) e sopravvissuta dello scontro a fuoco
Si ritrovano strane coincidenze nel materiale che abbiamo girato quasi 15 anni fa in Bavaria, dove eravamo cresciute. Nel film combattiamo continuamente – probabilmente per la giustizia – e parte del codice etico del film era che solo i cattivi usavano le armi e i ragazzi e le ragazze buone combattevano a mani nude. Solamente, nel film sono io che vengo uccisa (colpita con la pistola) e Andrea che sopravvive. Raccoglie l’arma, giustizia il cattivo e corre verso il tramonto sulla sua motocicletta.
[still] Andrea vendica la mia morte e spara al cattivo
[still] Poi, se ne va incontro al tramonto
Il suo corpo non fece mai ritorno. Ciò che invece tornò indietro fu questo poster.
Il testo recita: Martire Rohani, fatta prigioniera dalle forze di sicurezza turche come combattente nella Free Womens Army in Kurdistan e assassinata. I rivoluzionari caduti sono immortali.
Ho trovato questo poster in un cinema, appeso accanto a poster di pellicole erotiche, come una qualunque pin-up.
Parimenti ai mezzi di un rivoluzionario, le pin-up non sono nulla di nuovo. Immagini riprodotte tecnicamente che viaggiano per il mondo e diffondono posture eroiche.
Pose e gesti
Frasi di apertura del film di Russ Meyers: Faster, Pussycat, Kil, Kill.
Signore e signori: diamo il benvenuto alla violenza, la parola e l’azione. La violenza divora tutto ciò che tocca. Il suo vorace appetito viene raramente saziato. Eppure la violenza non si limita a distruggere, ma essa crea e forma. Esaminiamo da vicino questa creazione pericolosamente malvagia – questa nuova razza coperta e contenuta entro l’agile pelle di donna.
Al tempo in cui stavamo girando il nostro film S-8, le donne dovevano preoccuparsi di avere un bell’aspetto e tacere. I modelli femminili di riferimento erano rari. Noi li selezionavamo al cinema, per esempio da questo film incredibilmente pacchiano di Russ Meyer chiamato “Faster, Pussycat, Kill, Kill”. Tratta di un branco di donne dal seno prosperoso che terrorizzano gli uomini. Abbiamo copiato queste posture, creando pin-ups sospese tra la pornografia e crudo dilettantismo.
L’immagine della donna con la donna inizialmente faceva riferimento a un gioco, che conteneva anche elementi di seduzione e sottomissione. Ma con il passare del tempo essa acquisì un aspetto più reale e al contempo inusuale. Questa è Andrea in Kurdistan.
“Ho preso parte alla sinistra rivoluzionaria in Germania e insieme ad altri compagni investigammo quei processi intorno al mondo a cui potevamo collaborare per imparare qualcosa. Altri compagni sono già qui, siamo coinvolti nell’educazione politica e nell’allenamento. Vogliamo comprendere i principi del partito e vogliamo fondarlo nel nostro Paese sotto le condizioni che esistono qui.”
[immagine] Andrea in un accampamento nel nord dell’Iraq
Ho ricevuto una cassetta di questo filmato realizzato da un’emittente tv satellitare curda dopo la morte di Andrea. Quando ho chiesto a un amico di tradurre per me il testo in turco lui si è messo a ridere, e ha detto: “ma conosco il regista! Abita dietro l’angolo.” È stato questo il momento in cui ho realizzato che la maggior parte delle persone che hanno combattuto a fianco di Andrea vivono nel mio quartiere a Berlino anziché in Kurdistan. Ed è anche il momento in cui ho compreso che “Kurdistan” non era solo “lì” ma anche “qui”.
Un’intervista con un ex combattente.
L’intera area di guerra del Nord Kurdistan è una macchia bianca sulla mappa. La guerra ha avuto luogo nel vuoto. Non ci sono testimoni. E in questa situazione ogni cosa è possibile. Tutto ciò che può ferire la tua anima… ogni cosa è possibile, tutte le peggiori cose che puoi immaginare sono possibili, e tutte accadono lì, per giunta. Potevo avvertire l’odore della guerra in tutte le sue sfaccettature sin dall’inizio. Era tassativo portare con sé delle armi a quel tempo. Trasportare delle armi mi provocava una forte repulsione, perché mi era chiaro che non sono si tratta di accessori come una videocamera, ma che le armi hanno uno scopo estremamente preciso.
Arti Marziali
Sul dorso di una tigre il Bodhidarma viaggiò dall’India alla Cina. Al termine del suo viaggio raggiunse il monastero Shaolin, dove si dice che abbia gettato le basi delle arti marziali.
Il combattente-viaggiatore solitario divenne un’icona per la lotta degli oppressi contro i privilegiati.
Più i film prenderanno il compito del combattente vagabondo e diffonderanno immagini della lotta senz’armi/a mani nude in tutto il mondo. Ma ad aver viaggiato non sono solo le immagini degli eroi combattenti ma anche la pratica delle arti marziali. Andrea ha continuato a praticare le arti marziali mentre si trovava in Kurdistan, dove le ha trasmesse alle donne combattenti.
Le arti marziali sono diffuse nel mondo da combattenti viaggiatori, da monaci itineranti, istruttori militari, membri di oscure società segrete, lottatori per la libertà e persino registi situazionisti.
Infatti queste arti sono arrivate in India dall’Ovest, con l’invasione degli eserciti di Alessandro il grande. Dunque, le arti marziali continuano a viaggiare avanti e indietro tra Est e Ovest, o per meglio dire Oriente e Occidente. Possono essere considerate come sintomi di espansione e militarizzazione e si sono mosse al fianco di queste attività fin dalle origini. Per certo le arti marziali si sono largamente diffuse con la militarizzazione globale in tempi recenti con la loro diffusione in tutti i principali eserciti del mondo, e in particolare l’esercito americano dopo la seconda guerra mondiale. Quindi non solo le immagini degli eroi in lotta hanno viaggiato attraverso i mezzi della loro riproduzione meccanica, ma anche la pratica delle arti marziali in sé, nel caso di Andrea fino a quando la sua vita ebbe fine in un’area che giace proprio lungo l’antica via della seta, il tradizionale collegamento tra Asia ed Europa.
Da un lato, Andrea stessa divenne un’icona alquanto singolare, un’immagine viaggiante, quando fu proclamata martire per la causa curda. Ora, non solo le donne in Kurdistan appendono la sua foto accanto a quella di Abdullah Ocalan ma ho anche visto le foto della mia amica durante le dimostrazioni qui, come parte di una aureola di martiri, parte di loro combattenti suicidi, attorniare la figura patriarcale di Abdullah Ocalan.
Immagini che viaggiano
Per prima cosa abbiamo preso in esame e analizzato immagini che viaggiano, icone globali di resistenza, al fine di diventare, nel caso di Andrea lei stessa, questo tipo di icona viaggiante. Ma al momento sembra impossibile universalizzare questo tipo di icona come nei tempi dell’Internazionalismo di Sinistra, quando le icone del Che e altri internazionalisti occupavano le fantasie della gioventù metropolitana.
Riproduzioni meccaniche di icone viaggianti della rivoluzione
Ma non ci troviamo più nel periodo di Ottobre descritto da Eisenstein, quando i cosacchi decisero di unirsi ai proletari russi in fratellanza internazionalista durante la rivoluzione bolscevica.
Ci troviamo invece nel periodo di Novembre, quando la rivoluzione sembra essere finita, e le lotte periferiche sono diventate particolari, locali e quasi impossibili da comunicare. A Novembre, i precedenti eroi diventano folli e muoiono in esecuzioni estralegali da qualche parte, sul ciglio di una strada sporca, e le informazioni su questi fatti sono diffuse con tale prevedibile propaganda che difficilmente qualcuno si sofferma a guardare con più attenzione.
La morte di Andrea ci fu nota all’inizio di Novembre.
Novembre
Novembre è il tempo che segue Ottobre, un tempo in cui la rivoluzione sembra essere finita, e le lotte periferiche sono diventate particolari, locali e quasi impossibili da comunicare. A Novembre una nuova reazionaria forma di terrore ha preso il sopravvento, e rompe bruscamente con la tradizione di Ottobre.
1,18 milioni di cartucce di munizioni DM 10, 118.000 di cartucce di munizioni esplosive DM31, 187 carrarmati MTW M113, 85 carrarmati Leopard 1°1, 39 demolitori, M88,; 10 ponteggi pieghevoli, 5 aerei di ricognizione, 600 scialuppe di gomma, 1000.000 bazooka.
Dopo la caduta del muro di Berlino, le armi del precedente National Peoples Army del GDR sono state donate all’esercito turco.
Le vecchie armi del National Peoples Army furono donate al governo turco e furono direttamente impiegate contro la polazione civile curda.
Quando ho visitato Boran ho avuto l’occasione di esaminare le caserme militari distrutte. La prima cosa che trovammo lì furono scatole di mine provenienti dal GDR. I protettori del villaggio (protectors, le guardie?) erano spesso armate di Kalashnikoff tedeschi. I carri armati che si potevano spesso osservare attraverso i cannocchiali erano per di più carrarmati BAT tedeschi. Era per me un segno inequivocabile di alleanza con il governo turco. E un grande numero dei miei amici è sempre stato kurdo quindi avevo per forza un rapporto con questo conflitto.
Ma la realtà curda è, su più livelli, creata e trascorsa qui. Su un livello Andrea ha preso il suo nome di battaglia Rohani da una ragazza curda che si è immolata a Mannheim nel 1994, in un gesto di protesta contro le restrizioni imposte contro il PKK in Germania. Ma non c’è solo la storia degli attivisti curdi e anche turchi in Germania, ma anche la storia della circolazione di armi di distruzione di massa dalla Germania verso l’Iraq. Le armi chimiche utilizzate contro i curdi sono state fornite da una compagnia tedesca sotto la leadership di una compagnia chiamata Karl Kolb. Più di 5000 persone sono morte quando il gas è stato utilizzato contro il villaggio di Halabja in 1987.
Questa azione militare era parte di uno schema più grande chiamato Anfal, che condusse alla morte di 182.000 persone principalmente in Nord Iraq. In aggiunta ampie parti delle armi del precedente esercito GDR furono date ai turchi dopo la riunificazione della Germania in modo da affrontare l’insurrezione curda. Quest’area ha anche molti collegamenti storici con l’influenza tedesca. Si ricollega a una lunga storia del coinvolgimento tedesco in Turchia e Iraq, iniziando con la costruzione della così denominata linea del treno di Bagdad, da Berlino a Bagdad all’inizio del ventesimo secolo.
Questa zona rappresenta un territorio incerto, una zona di militarizzazione della mente, uno spazio che è non solo caratterizzato dalla sovrapposizione di terrorismo e migrazione, ma che è anche pesantemente genderizzato in genderspecific warfare e in modo ancora più importante ed evidente da pratiche massive di repressione statale e violenza agita contro le donne, per esempio lo stupro organizzato.
Tra due morti
L’ultimo film di Bruce Lee fu distribuito 5 anni dopo la sue morte. Lì lui recita la parte di una star del cinema che ha messo in scena la sua stessa morte di fronte a una camera accesa in modo da poter essere dichiarato morto e sparire sotto copertura. Queste scene sono finte. Ma le scene usate per il finto funerale di Billy Lo sono scene documentarie del vero funerale di Bruce Lee. Da allora molte persone pensano che la morte di Lee fosse una sceneggiata, e che lui sia ancora vivo e che stia semplicemente aspettando il momento giusto per tornare nella società.
Nel caso di Andrea questa fantasia non è la trama di un film hongkonghese di arti marziali, ma la posizione ufficiale dello stato.
Sia il governo turco che le autorità tedesche prendono in considerazione la finzione che Andrea sia ancora viva e che le sua posizione sia sconosciuta. In questa finzione ufficiale di stato Andrea potrebbe aver inscenato la sua morte proprio come Bruce Lee. Secondo lo stato tedesco, Andrea continua a vivere e non morirà mai.
Nella mitologia delle arti marziali si dice che il Bodhidharma, che era stato assissinato da un monaco geloso in Cina, sia stato visto qualche anno dopo la sua morte a vagabondare nelle montagne dell’Asia centrale. Quando i monaci hanno aperto la sua tomba in Cina vi trovarono solo un sandalo. È per questo che il Bodhidharma è solitamente ritratto come un viaggiatore con un solo sandalo.
Nel caso di Andrea non è necessario aprire la tomba, solo per trovarvi qualche ossa e nessuna spiegazione. Il sandalo nel suo caso sono le sue immagini, che continuano a viaggiare oltre la sua morte e che costituiscono uno spazio ambivalente in cui il qui è il là si fondono in un disequilibrio sconfortante.
November: A Film Treatment, di Hito Steyerl, Goldsmiths College, London, 2004, TRANSIT 1.
[traduzione Ilaria Zanella]
Hito Steyerl (1966) ė un’artista tedesca che vive a Berlino. Come traspare dalle numerose interviste preferisce autodefinirsi regista e scrittrice e sottolinea la sua formazione iniziale, prevalentemente tecnica, come operatrice di camera, dato particolarmente importante nell’analisi del suo approccio alla ricerca. Nel suo lavoro Steyerl riesce a ibridare tematiche distanti e complesse, che risultano unite da uno sfondo comune: il tentativo di definire lo statuto dell’immagine contemporanea. Politica, finanza e il loro rapporto con la produzione artistica e culturale in genere sono al contempo il pretesto per un’articolata indagine estetica.
Introduzione di Chiara Fusar Bassini
Novembre è il mese dopo l’Ottobre di Ejzenstejn, non esiste l’armata internazionale ma solo forze delocalizzate e smorzate: in questo contesto gli eroi sono visti come folli e muoiono in esecuzioni illegali.
Il video November narra la vicenda di Andrea Wolf, sociologa tedesca, amica d’infanzia dell’artista, caduta in battaglia dopo essersi unita all’esercito curdo; la presa di posizione politica è affiancata alla riflessione sull’immagine dell’amica, inizialmente presentata viva e combattente, attrice di un filmato in 8mm girato dalla Steyerl durante la loro giovinezza, e successivamente come icona, martire tedesca del PKK la cui effigie viene portata in corteo dai dimostranti e veicolata tramite la rete. Il video vive di connessioni e rimandi tra documenti filmici a finzioni cinematografiche e tra territori distanti come la Turchia e la Germania che l’artista dimostra essere uniti da dati materiali, come i proiettili venduti all’esercito turco dal governo socialista dopo la caduta del muro di Berlino. In conclusione tornano le immagini del primo film mostrato, dove una giovane Andrea combattente femminista lotta con le arti marziali, la voce dell’artista dichiara:
Solo nella finzione Andrea scompare in moto nel sole, solo nella finzione io muoio per i miei ideali e le donne sono più forti degli uomini, le armi tedesche non sono usate contro i curdi, gli eroi sono immortali e i buoni vincono.
November: A Film Treatment
Hito Steyerl
[still] Andrea Wolf, anni 18
Questi sono still dal mio primo film. Ho girato questoSuper-8 con un gruppo di amici, tra cui Andrea, quanto avevo 17 anni. Era un film femminista di Kung-Fu e lei ne era l’indiscussa e affascinante eroina. Al primo sguardo è piuttosto difficile capire come questo filmato vagamente kitsch e spensierato sia connesso a tematiche come terrorismo, globalizzazione, colonialismo e guerra.
[still] Io, Andrea e una terza ragazza prendiamo a botte maschi innocenti
È impossibile ricostruire la trama. Il film è muto perché le uniche pellicole che riuscivamo a rubare erano cassette S-8 senza colonna sonora. Girammo solo le scene di combattimento, che mostravano una banda di tre ragazze – tra cui io stessa – nel tentativo, scoordinato, di picchiare ogni uomo (maschio) con cui entravano in contatto.
Ora questo pellicola di fiction amatoriale si è improvvisamente trasformata in un documento, quando nel 1998 Andrea Wolf è stata uccisa, molto probabilmente da membri dell’armata turca in una battaglia nei pressi di Catak, piccola città di confine nel Kurdistan.
In Germania era stato emesso un mandato nei suoi confronti, poiché era stata accusata di aver partecipato ad attività terroriste, nello specifico nella distruzione di un carcere di deportazione a Weiterstadt a mezzo di deflagrazione. Era sospettata di aver collaborato con la Red Army Fraction nel portare a termine l’attacco.
A questo punto, nel 1996, decise di andare in Kurdistan per unirsi all’esercito delle donne, il così denominato PKK. Assunse il nome “Rohani”, si allenò e visse nell’esercito (delle donne n.d.t.) per diverso tempo, per lo più negli accampamenti in Nord Iraq.
[still] il carcere di Weiderstadt, distrutto, 1993
Nell’ottobre 1998, la sua unità fu individuata dall’esercito turco nelle vicinanze del confine iracheno. Ci fu un grande scontro a fuoco. Solo pochi membri dell’unità riuscirono a sopravvivere. Erano sotto pesante assedio da parte degli elicotteri dell’esercito. La maggior parte dei sopravvissuti si rifugiò in quello che viene definito come una cavità nel terreno. Secondo un testimone (earwitness) fu colpita da un soldato dell’esercito oppure da una guardia del villaggio dopo essere stata forzatamente tirata fuori dal buco e fatta prigioniera. Il suo caso è solo uno tra i tanti di esecuzioni extra-giudiziarie che hanno caratterizzato questa sporca e quasi dimenticata guerra degli anni Novanta.
La morte di Andrea
A questo punto la compagna Rohani era ancora viva. Appena lasciammo il nostro nascondiglio, il nemico ci attaccò nuovamente con il Kobra, perché volevano ucciderci fino all’ultimo. Quando il Kobra si abbassò, vedemmo che c’era un piccolo buco nel terreno. Eravamo dieci compagni sopravvissuti.
Il nemico attaccò di nuovo. Irruppe tra le nostre fila – con razzi, granate a mano e armi che non avevo mai visto prima. Non so che tipo di armi fossero. Ci attaccarono ancora e ancora e uccisero tutti i compagni (tranne noi, che eravamo dentro al buco).
Poi sentimmo la voce della compagna Rohani, era lassù. La presero prigioniera, si poteva sentire la sua voce. Non potevo vederla, solo sentire la sua voce. Eravamo nella parte più bassa della cavità, lei era lassù, solo la sua voce ci raggiungeva. Parlava tedesco, non potevo capire cosa dicesse. Sentii solo che stava gridando. Udii la voce dei protettori/guardiani del villaggio.
La voce di compagna Rohani era colma di paura. Urlava. Parlava tedesco. Non capivo cosa dicesse, ma la sua voce era arrabbiata come la voce di chi si trova in un grande stato di dolore. Loro [i soldati] parlavano in turco, i protettori del villaggio curdo, un totale disastro, una cacofonia, ciascuno parlava una lingua differente. Poi compagna Diyar e compagna Rohani furono uccise. Uccisero tutte le nostre compagne.
Quando uscimmo, vedemmo compagna Rohani. I suoi capelli erano scoperti. La compagna era in condizioni tremende. Il collo era ricoperto da punti neri, simili a segni di strangolamento. Il suo corpo mostrava evidenti segni di tortura, era pieno di tracce di bruciature causate da una pistola, tracce provocate da un corpo contundente. La compagna era stata torturata. Vidi anche le altre compagne.
Le compagne furono sepolte in un’unica fossa [comune]. I corpi puzzavano già, le loro carni stavano iniziando a marcire. Erano tutte in un’unica fossa. Non c’era niente che potessimo fare, per via dell’odore.
Testimone (uditiva) e sopravvissuta dello scontro a fuoco
Si ritrovano strane coincidenze nel materiale che abbiamo girato quasi 15 anni fa in Bavaria, dove eravamo cresciute. Nel film combattiamo continuamente – probabilmente per la giustizia – e parte del codice etico del film era che solo i cattivi usavano le armi e i ragazzi e le ragazze buone combattevano a mani nude. Solamente, nel film sono io che vengo uccisa (colpita con la pistola) e Andrea che sopravvive. Raccoglie l’arma, giustizia il cattivo e corre verso il tramonto sulla sua motocicletta.
[still] Andrea vendica la mia morte e spara al cattivo
[still] Poi, se ne va incontro al tramonto
Il testo recita: Martire Rohani, fatta prigioniera dalle forze di sicurezza turche come combattente nella Free Womens Army in Kurdistan e assassinata. I rivoluzionari caduti sono immortali.
Ho trovato questo poster in un cinema, appeso accanto a poster di pellicole erotiche, come una qualunque pin-up.
Parimenti ai mezzi di un rivoluzionario, le pin-up non sono nulla di nuovo. Immagini riprodotte tecnicamente che viaggiano per il mondo e diffondono posture eroiche.
Pose e gesti
Frasi di apertura del film di Russ Meyers: Faster, Pussycat, Kil, Kill.
Signore e signori: diamo il benvenuto alla violenza, la parola e l’azione. La violenza divora tutto ciò che tocca. Il suo vorace appetito viene raramente saziato. Eppure la violenza non si limita a distruggere, ma essa crea e forma. Esaminiamo da vicino questa creazione pericolosamente malvagia – questa nuova razza coperta e contenuta entro l’agile pelle di donna.
Al tempo in cui stavamo girando il nostro film S-8, le donne dovevano preoccuparsi di avere un bell’aspetto e tacere. I modelli femminili di riferimento erano rari. Noi li selezionavamo al cinema, per esempio da questo film incredibilmente pacchiano di Russ Meyer chiamato “Faster, Pussycat, Kill, Kill”. Tratta di un branco di donne dal seno prosperoso che terrorizzano gli uomini. Abbiamo copiato queste posture, creando pin-ups sospese tra la pornografia e crudo dilettantismo.
[stills] Russ Meyer: Faster, Pussycat, Kill, Kill!
“Ho preso parte alla sinistra rivoluzionaria in Germania e insieme ad altri compagni investigammo quei processi intorno al mondo a cui potevamo collaborare per imparare qualcosa. Altri compagni sono già qui, siamo coinvolti nell’educazione politica e nell’allenamento. Vogliamo comprendere i principi del partito e vogliamo fondarlo nel nostro Paese sotto le condizioni che esistono qui.”
[immagine] Andrea in un accampamento nel nord dell’Iraq
Un’intervista con un ex combattente.
L’intera area di guerra del Nord Kurdistan è una macchia bianca sulla mappa. La guerra ha avuto luogo nel vuoto. Non ci sono testimoni. E in questa situazione ogni cosa è possibile. Tutto ciò che può ferire la tua anima… ogni cosa è possibile, tutte le peggiori cose che puoi immaginare sono possibili, e tutte accadono lì, per giunta. Potevo avvertire l’odore della guerra in tutte le sue sfaccettature sin dall’inizio. Era tassativo portare con sé delle armi a quel tempo. Trasportare delle armi mi provocava una forte repulsione, perché mi era chiaro che non sono si tratta di accessori come una videocamera, ma che le armi hanno uno scopo estremamente preciso.
Arti Marziali
Sul dorso di una tigre il Bodhidarma viaggiò dall’India alla Cina. Al termine del suo viaggio raggiunse il monastero Shaolin, dove si dice che abbia gettato le basi delle arti marziali.
Il combattente-viaggiatore solitario divenne un’icona per la lotta degli oppressi contro i privilegiati.
Più i film prenderanno il compito del combattente vagabondo e diffonderanno immagini della lotta senz’armi/a mani nude in tutto il mondo. Ma ad aver viaggiato non sono solo le immagini degli eroi combattenti ma anche la pratica delle arti marziali. Andrea ha continuato a praticare le arti marziali mentre si trovava in Kurdistan, dove le ha trasmesse alle donne combattenti.
Le arti marziali sono diffuse nel mondo da combattenti viaggiatori, da monaci itineranti, istruttori militari, membri di oscure società segrete, lottatori per la libertà e persino registi situazionisti.
Infatti queste arti sono arrivate in India dall’Ovest, con l’invasione degli eserciti di Alessandro il grande. Dunque, le arti marziali continuano a viaggiare avanti e indietro tra Est e Ovest, o per meglio dire Oriente e Occidente. Possono essere considerate come sintomi di espansione e militarizzazione e si sono mosse al fianco di queste attività fin dalle origini. Per certo le arti marziali si sono largamente diffuse con la militarizzazione globale in tempi recenti con la loro diffusione in tutti i principali eserciti del mondo, e in particolare l’esercito americano dopo la seconda guerra mondiale. Quindi non solo le immagini degli eroi in lotta hanno viaggiato attraverso i mezzi della loro riproduzione meccanica, ma anche la pratica delle arti marziali in sé, nel caso di Andrea fino a quando la sua vita ebbe fine in un’area che giace proprio lungo l’antica via della seta, il tradizionale collegamento tra Asia ed Europa.
Da un lato, Andrea stessa divenne un’icona alquanto singolare, un’immagine viaggiante, quando fu proclamata martire per la causa curda. Ora, non solo le donne in Kurdistan appendono la sua foto accanto a quella di Abdullah Ocalan ma ho anche visto le foto della mia amica durante le dimostrazioni qui, come parte di una aureola di martiri, parte di loro combattenti suicidi, attorniare la figura patriarcale di Abdullah Ocalan.
Immagini che viaggiano
Per prima cosa abbiamo preso in esame e analizzato immagini che viaggiano, icone globali di resistenza, al fine di diventare, nel caso di Andrea lei stessa, questo tipo di icona viaggiante. Ma al momento sembra impossibile universalizzare questo tipo di icona come nei tempi dell’Internazionalismo di Sinistra, quando le icone del Che e altri internazionalisti occupavano le fantasie della gioventù metropolitana.
Riproduzioni meccaniche di icone viaggianti della rivoluzione
Ma non ci troviamo più nel periodo di Ottobre descritto da Eisenstein, quando i cosacchi decisero di unirsi ai proletari russi in fratellanza internazionalista durante la rivoluzione bolscevica.
Ci troviamo invece nel periodo di Novembre, quando la rivoluzione sembra essere finita, e le lotte periferiche sono diventate particolari, locali e quasi impossibili da comunicare. A Novembre, i precedenti eroi diventano folli e muoiono in esecuzioni estralegali da qualche parte, sul ciglio di una strada sporca, e le informazioni su questi fatti sono diffuse con tale prevedibile propaganda che difficilmente qualcuno si sofferma a guardare con più attenzione.
La morte di Andrea ci fu nota all’inizio di Novembre.
Novembre
Novembre è il tempo che segue Ottobre, un tempo in cui la rivoluzione sembra essere finita, e le lotte periferiche sono diventate particolari, locali e quasi impossibili da comunicare. A Novembre una nuova reazionaria forma di terrore ha preso il sopravvento, e rompe bruscamente con la tradizione di Ottobre.
1,18 milioni di cartucce di munizioni DM 10, 118.000 di cartucce di munizioni esplosive DM31, 187 carrarmati MTW M113, 85 carrarmati Leopard 1°1, 39 demolitori, M88,; 10 ponteggi pieghevoli, 5 aerei di ricognizione, 600 scialuppe di gomma, 1000.000 bazooka.
Dopo la caduta del muro di Berlino, le armi del precedente National Peoples Army del GDR sono state donate all’esercito turco.
Le vecchie armi del National Peoples Army furono donate al governo turco e furono direttamente impiegate contro la polazione civile curda.
Quando ho visitato Boran ho avuto l’occasione di esaminare le caserme militari distrutte. La prima cosa che trovammo lì furono scatole di mine provenienti dal GDR. I protettori del villaggio (protectors, le guardie?) erano spesso armate di Kalashnikoff tedeschi. I carri armati che si potevano spesso osservare attraverso i cannocchiali erano per di più carrarmati BAT tedeschi. Era per me un segno inequivocabile di alleanza con il governo turco. E un grande numero dei miei amici è sempre stato kurdo quindi avevo per forza un rapporto con questo conflitto.
Ma la realtà curda è, su più livelli, creata e trascorsa qui. Su un livello Andrea ha preso il suo nome di battaglia Rohani da una ragazza curda che si è immolata a Mannheim nel 1994, in un gesto di protesta contro le restrizioni imposte contro il PKK in Germania. Ma non c’è solo la storia degli attivisti curdi e anche turchi in Germania, ma anche la storia della circolazione di armi di distruzione di massa dalla Germania verso l’Iraq. Le armi chimiche utilizzate contro i curdi sono state fornite da una compagnia tedesca sotto la leadership di una compagnia chiamata Karl Kolb. Più di 5000 persone sono morte quando il gas è stato utilizzato contro il villaggio di Halabja in 1987.
Questa azione militare era parte di uno schema più grande chiamato Anfal, che condusse alla morte di 182.000 persone principalmente in Nord Iraq. In aggiunta ampie parti delle armi del precedente esercito GDR furono date ai turchi dopo la riunificazione della Germania in modo da affrontare l’insurrezione curda. Quest’area ha anche molti collegamenti storici con l’influenza tedesca. Si ricollega a una lunga storia del coinvolgimento tedesco in Turchia e Iraq, iniziando con la costruzione della così denominata linea del treno di Bagdad, da Berlino a Bagdad all’inizio del ventesimo secolo.
Questa zona rappresenta un territorio incerto, una zona di militarizzazione della mente, uno spazio che è non solo caratterizzato dalla sovrapposizione di terrorismo e migrazione, ma che è anche pesantemente genderizzato in genderspecific warfare e in modo ancora più importante ed evidente da pratiche massive di repressione statale e violenza agita contro le donne, per esempio lo stupro organizzato.
Tra due morti
L’ultimo film di Bruce Lee fu distribuito 5 anni dopo la sue morte. Lì lui recita la parte di una star del cinema che ha messo in scena la sua stessa morte di fronte a una camera accesa in modo da poter essere dichiarato morto e sparire sotto copertura. Queste scene sono finte. Ma le scene usate per il finto funerale di Billy Lo sono scene documentarie del vero funerale di Bruce Lee. Da allora molte persone pensano che la morte di Lee fosse una sceneggiata, e che lui sia ancora vivo e che stia semplicemente aspettando il momento giusto per tornare nella società.
Nel caso di Andrea questa fantasia non è la trama di un film hongkonghese di arti marziali, ma la posizione ufficiale dello stato.
Sia il governo turco che le autorità tedesche prendono in considerazione la finzione che Andrea sia ancora viva e che le sua posizione sia sconosciuta. In questa finzione ufficiale di stato Andrea potrebbe aver inscenato la sua morte proprio come Bruce Lee. Secondo lo stato tedesco, Andrea continua a vivere e non morirà mai.
Nella mitologia delle arti marziali si dice che il Bodhidharma, che era stato assissinato da un monaco geloso in Cina, sia stato visto qualche anno dopo la sua morte a vagabondare nelle montagne dell’Asia centrale. Quando i monaci hanno aperto la sua tomba in Cina vi trovarono solo un sandalo. È per questo che il Bodhidharma è solitamente ritratto come un viaggiatore con un solo sandalo.
Nel caso di Andrea non è necessario aprire la tomba, solo per trovarvi qualche ossa e nessuna spiegazione. Il sandalo nel suo caso sono le sue immagini, che continuano a viaggiare oltre la sua morte e che costituiscono uno spazio ambivalente in cui il qui è il là si fondono in un disequilibrio sconfortante.
November: A Film Treatment, di Hito Steyerl, Goldsmiths College, London, 2004, TRANSIT 1.
[traduzione Ilaria Zanella]
Hito Steyerl (1966) ė un’artista tedesca che vive a Berlino. Come traspare dalle numerose interviste preferisce autodefinirsi regista e scrittrice e sottolinea la sua formazione iniziale, prevalentemente tecnica, come operatrice di camera, dato particolarmente importante nell’analisi del suo approccio alla ricerca. Nel suo lavoro Steyerl riesce a ibridare tematiche distanti e complesse, che risultano unite da uno sfondo comune: il tentativo di definire lo statuto dell’immagine contemporanea. Politica, finanza e il loro rapporto con la produzione artistica e culturale in genere sono al contempo il pretesto per un’articolata indagine estetica.