«Una volta volevo comprare delle mandorle, ma non sapevo come si chiamassero in italiano e il venditore non capiva che cosa volessi da lui. Si fermò accanto a me un uomo che disse: “Posso aiutarla signora?”. “Con piacere”, risposi. Ebbi le mandorle e me ne andai col mio pacchetto verso la piazza. Il signore mi seguì e mi chiese: “Posso accompagnarla e portarle il pacchetto?”. Lo guardai attentamente. Continuò: “Permetta che mi presenti. Dottor Walter Benjamin”». Così a Capri, nell’estate assolata del 1924, Asja Lācis racconta il suo incontro con Walter Benjamin, il filosofo tedesco con quegli “occhiali che mandavano bagliori come due piccoli fari, folti capelli scuri, naso sottile, mani maldestre – e il pacchetto gli cadde di mano” – scriverà più tardi nelle sue memorie, l’autobiografia politica intitolata “Professione: Rivoluzionaria”.
Regista teatrale lettone, attrice e drammaturga, teorica del teatro e della rivoluzione, comunista e femminista ante-litteram: Asja Lācis (1891-1979) è stata una figura pionieristica dell’avanguardia novecentesca anche se viene spesso ricordata come “amica” di Walter Benjamin, come assistente alla regia di Bertolt Brecht o di Erwin Piscator, come compagna e poi moglie di Bernhard Reich. All’indomani della rivoluzione, nel 1918 creò il teatro proletario per i bambini (un progetto di teatro sperimentale per gli orfani di guerra, i “besprizorni”) a Orel, un villaggio russo a sud di Mosca:
«Quando lessi sui muri delle case i primi appelli “A tutti! a tutti!” firmati da Lenin, fui completamente per il soviet: volevo essere un buon soldato della rivoluzione e modificare la mia vita sotto la sua guida. La vita intanto cambiava tutt’intorno; il teatro irrompeva nella strada e la strada nel teatro. Cominciava l’Ottobre teatrale». [i]
Bambini senzatetto a Mosca, 1920.
Dal momento della sua incondizionata adesione alla rivoluzione sovietica, le tappe della sua esistenza – sottolinea la critica teatrale Eugenia Casini-Ropa nel ‘76 – si identificano con quelle del teatro proletario rispecchiandone le tensioni e le conquiste, le implicazioni estetico-teatrali quanto quelle politico-sociali. A stendere il programma, il piano teorico dell’esperimento di Orel fu proprio Benjamin che nel ‘28 redasse il celebre Manifesto per un teatro proletario di bambini a lei ispirato:
«L’educazione proletaria ha bisogno dunque in tutti i casi anzitutto di un quadro, di un ambito oggettivo in cui si educhi. Non, come la borghesia, di un’idea a cui si educhi […] L’educazione del bambino esige: che si afferri tutta la sua vita. L’educazione proletaria esige: che si educhi in un ambito circoscritto. Ecco la dialettica positiva del problema. Ora, poiché l’intera vita appare inquadrata nella sua incommensurabile pienezza e come ambito solo ed esclusivamente nel teatro, per questo il teatro proletario di bambini è per il bambino proletario il luogo dialetticamente determinato dell’educazione». [ii]
L’incontro con Asja, cui dedicherà il libro “Strade a senso unico” (1928), scatena in Benjamin un «impulso di emancipazione vitale». Insieme visitano Napoli, scrivono un articolo a quattro mani dedicato alla metafora della “città porosa” pubblicato nel 1925 (anni dopo per la revisione critica, Theodor W. Adorno toglierà la firma di Lācis), poi quando divergenti scelte di vita li separano, una passione intellettuale e sentimentale, oltre che un’assidua amicizia, porterà Benjamin, alla ricerca di Asja, la donna della rivoluzione o l’agitatrice rossa come l’aveva definita:
«Ero giunto a Riga per far visita ad un’amica. La sua casa, la città, la lingua mi erano sconosciute. Nessuno m’aspettava, non mi conosceva nessuno. Camminai due ore, solo, per le strade. Così non le rividi mai più. Da ogni portone dardeggiava una fiammata, ogni pietra angolare sprizzava scintille e ogni tram sopraggiungeva come un carro dei pompieri. Lei poteva appunto uscire dal portone, girare l’angolo e stare sul tram: ma dei due dovevo esser io, a ogni costo, il primo a vedere l’altro. Perché se lei m’avesse sfiorato con la miccia del suo sguardo, io sarei volato in aria come un deposito di munizioni». [iii]
Chiara Lupi: Asja Lacis è stata un’intellettuale e militante comunista, regista teatrale, saggista, femminista, una figura rivoluzionaria. A partire dagli anni Venti inizia a viaggiare per l’Europa e influenza con le sue idee e la sua determinazione alcuni degli intellettuali più importanti del Novecento eppure, per un radicato pregiudizio di soggettivazione patriarcale, viene tutt’ora ricordata come amica di Walter Benjamin, anche se fu lei ad introdurlo a Bertolt Brecht e non viceversa, assistente di Brecht e Piscator, moglie di Bernhard Reich: relegata a una posizione subordinata e a un ruolo di secondo piano rispetto a loro. Com’è nata la curiosità di approfondire una ricerca su di lei e far luce su tanti aspetti poco noti della sua biografia e carriera?
Andris Brinkmanis: Anch’io, come molti altri, ho riscoperto il nome di Asja Lācis in parte attraverso gli scritti di Walter Benjamin. Per dire il vero, in Lettonia dove sono nato io e anche Asja Lācis, già negli anni Novanta era uscito un libro di memorie di sua figlia Dagmāra Ķimele, scritto assieme alla giornalista Gunta Strautmane: Asja. Režisores Annas Lāces dēkainā dzīve (Asja. La vita avventurosa della regista Anna Lācis, Ed. Liesma, Riga, 1996). Purtroppo questo contributo è più che altro un libero sfogo (per altro triste) di una figlia nei confronti della madre, che si focalizza soprattutto sui fatti privati interpretati da un punto di vista personale, pubblicato in mezzo al clima post-socialista degli anni Novanta, adottando lo stile dei peggiori bestseller statunitensi del genere. Anche se fornisce una serie di cenni storici, oltre al ruolo assegnato ad Asja Lacis di cui parli, questo libro ha introdotto un’altra interpretazione e lettura della sua figura – quella della donna avventuriera, libertina e irresponsabile nei confronti della propria famiglia.
Ritornando a Benjamin, all’epoca stavo scrivendo la mia tesi di laurea di secondo livello sul rapporto tra arte e educazione, e il Programma per un teatro proletario di bambini di Walter Benjamin era tra i testi di riferimento. Questo saggio mi risultava, comunque, un po’ “anomalo” nella produzione filosofica di Benjamin. Mi domandavo perché, a un certo punto, Benjamin avesse deciso di scrivere un intero testo sul teatro dei ragazzi, così mirato e preciso, quando sapevo che non ne aveva mai avuto un’esperienza diretta. È vero che Benjamin ha contribuito molto al tema dell’infanzia, ma non in maniera così programmatica. In seguito ho notato con stupore come il nome di Asja Lācis comparisse svariate volte negli scritti di Benjamin. Per esempio, nell’agosto del 1925 nelle pagine del “Frankfurter Zeitung” è stato pubblicato un articolo a quattro mani di Walter Benjamin e Asja Lācis intitolato semplicemente Napoli. Un testo sulle loro impressioni di viaggio in quella città che aveva suscitato in entrambi una tale attrazione magnetica, con ripercussioni teoriche da condurli al loro concetto di “porosità”. In alcune edizioni degli anni Cinquanta, i membri dell’Istituto di Francoforte per la Ricerca Sociale hanno deciso di togliere il suo nome, dubitando di quale ruolo Asja potesse mai aver avuto. Nonostante tutto Strada a senso unico del 1928 di Benjamin apre con questa dedica:
«Questa strada si chiama VIA ASJA LACIS dal nome di colei che DA INGEGNERE l’ha aperta dentro l’autore»
I suoi Diari di Mosca riassumono l’incontro di Benjamin con la realtà dell’Unione Sovietica quando lui si reca nella capitale per raggiungere Asja nel ‘26. Appartengono sicuramente a un genere di scrittura che si potrebbe definire privata. A parte alcuni frammenti che lo stesso Benjamin rende noti, alcune riflessioni più private forse non erano pensate per diventare pubbliche. Sorprende anche la decisione dello stesso Istituto, guidato da Adorno, di pubblicare i Diari di Mosca solo dopo la scomparsa di Asja. Privandola in tal modo della possibilità di ogni risposta.
Mentre scrivevo la tesi, ho contattato la nipote di Lācis – anche lei nota regista teatrale e docente in Lettonia, Māra Ķimele, che avevo conosciuto già prima. Una volta incontrata a Riga, mi ha mostrato molti materiali, libri e fotografie e ha condiviso anche la sua diretta esperienza e le memorie più vivide. Inoltre mi ha indicato e messo in contatto con la ricercatrice Beāta Paškevica, autrice del libro In der Stadt der Parolen: Asja Lacis, Walter Benjamin und Bertolt Brecht. Da lì in poi – e per dieci anni – ho sempre continuato a collaborare con loro, come se fossimo un piccolo team.
Anna Lācis durante la visita di Brecht a Mosca insieme a Bernhard Reich, Bertolt Brecht, Erwin Piskator, Sergey Tretyakov, Gordon Craig, Dagmāra Ķimele e altri. Fotografia di autore sconosciuto, Mosca, anni Trenta. Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga.
Così è cominciato il mio tentativo di fare una riflessione più approfondita sulla vita e la produzione intellettuale di Asja, in quanto sin dall’inizio sono rimasto affascinato dalle sue idee pedagogiche radicali, descritte poi da Benjamin nel suo programma. Durante lo stesso periodo ho scoperto l’edizione italiana, pubblicata da Feltrinelli negli anni Settanta, di Professione rivoluzionaria, con il saggio introduttivo Il teatro Agitprop nella repubblica di Weimar di Eugenia Casini-Ropa. Il libro ha chiarito molti aspetti dell’iniziale quadro nebuloso: il Programma per il teatro proletario dei bambini era stato scritto da Benjamin con l’aiuto di Asja e si basava sull’esperienza che Asja Lācis aveva acquisito attraverso la pratica teatrale con i bambini orfani traumatizzati per le strade di Mosca e Orel, con teorie pedagogiche vicine alle idee di Bogdanov e al Prolektkul’t. Un capitolo esteso del libro forniva delle informazioni molto esaustive su questo, ma anche sui rapporti con gli intellettuali che nomini: Brecht, Piscator, Tretyakov, Reich e molti altri.
Rappresentazione diretta da Asja Lācis di teatro popolare all’aperto dell’opera “Il volto dei secoli” (regia di Leon Paegle) a cura del collettivo teatrale di giovani di un liceo statale al Festival della Cultura di Saules dārzs Fotografia di autore sconosciuto, Riga, 5 giugno 1921. Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga.
Basta leggere alcuni capitoli del libro Professione Rivoluzionaria – per cogliere immediatamente il peso intellettuale della Lācis: “Raccontai del mio Teatro dei Bambini a Orel. Del mio lavoro a Riga e a Mosca. Subito Benjamin appoggiò l’idea di un teatro proletario dei bambini e si infiammò per Mosca. Dovetti raccontargli nei minimi particolari non soltanto del teatro moscovita, ma anche dei nuovi costumi socialisti, degli scrittori e dei poeti nuovi: nominai Libedinskij, Babel’, Leonov, Kataev, Serafinovič, Majakovskij, Gastev, Kirillov, Gerasimov – parlai della Kollontaj e di Larissa Reissner” [“Benjamin – “Napoli” (Capri 1924)].
Il libro fornisce altre informazioni anche sulla sua collaborazione e amicizia con Brecht, che in maniera simile era particolarmente interessato alla sua conoscenza del teatro sovietico, esperienza diretta delle opere e del modo di lavorare di Komissarževskij, Stanislavskij, Nemirovič – Dančenko, Tairov, Meijerchol’d, ecc. Lācis è stata la persona, grazie a cui in Germania vengono promossi i film di Dziga Vertov e altri cineasti Sovietici. La sua esperienza acquisita a Riga, poi in Russia, ma anche nei lunghi periodi trascorsi in Germania e altrove in Europa, le permettono di diventare una sorta di trait d’union tra queste diverse tradizioni delle avanguardie – un ruolo che lei attivamente svolge fino alla fine della sua vita. La mia ricerca era rivolta a riattualizzare questo enorme patrimonio, per ricontestualizzare e riscoprire i tasselli mancanti, avendo il vantaggio di poter leggere i suoi saggi in originale, in lingua lettone, in russo, in inglese o tedesco.
Nonostante ci siano stati momenti di dibattito approfondito sul lavoro di Asja – in Germania, Italia, Spagna, Francia, soprattutto negli anni Settanta, il suo lavoro risultava completamente rimosso dalla memoria nel suo paese d’origine. Il primo evento importante dedicato a Asja Lācis a Riga si è svolto dal 6 al 9 marzo 2015. Si trattava di una conferenza internazionale, Leftist Ideas in Culture: Password ‘Asja’/ Kreisuma Ideja Kultūrā. Parole – Asja, dedicata alle idee di sinistra in diversi ambiti culturali, nata in collaborazione con l’Accademia della Cultura lettone. Oltre ai diversi esperti internazionali invitati, alla call for papers hanno risposto anche ricercatori dal Brasile, dalla Polonia ecc. Sono riuscito a coinvolgere Eugenia Casini-Ropa, il ricercatore tedesco Martin Mittelmeier, autore di Adorno a Napoli e la ricercatrice canadese Susan Ingram che ha pubblicato il libro Zarathustra’s Sisters: Women’s autobiography and the Shaping of Cultural History, su sei donne (Nadezhda Mandelstam, Romola Nijinsky, Simone de Beauvoir, Lou Andreas-Salome, Maitreyi Devi, Asja Lacis) tutte associate ad alcuni dei più importanti letterati occidentali del Novecento.
Nel suo libro, Martin Mittelmeier illustra come dopo la scomparsa di Walter Benjamin ci sia stata un’operazione di occultamento di quella parte di produzione del filosofo che potesse sottendere qualsiasi tipo di relazione con Asja, soprattutto da parte di alcuni suoi ex-collaboratori come Adorno, che dirigeva la gestione postuma dei suoi archivi. Altri ricercatori dal Brasile e dalla Polonia hanno manifestato interesse per il lavoro con il teatro dei bambini avvicinandolo ai loro contesti sociali di provenienza. La conferenza è stata un bel momento di conferma, che sia a livello locale che a livello internazionale un nuovo interesse per il lavoro e il lascito di Asja Lācis, difficilmente inquadrabile per la sua ecletticità negli schemi canonici ma assolutamente di rilevanza, si sta smuovendo.
In quella occasione abbiamo inaugurato anche una lapide memoriale dedicata a Walter Benjamin in quanto l’appartamento dove lui aveva soggiornato a Riga (in strada Dzirnavu) si trovava proprio di fronte al luogo dove si svolgeva la conferenza. Inoltre, l’8 marzo abbiamo portato dei fiori nel cimitero dove sono stati sepolti Bernhard Reich e Asja per poi andare tutti a visitare il teatro di Valmiera, l’ultimo luogo di lavoro di Asja, che dista circa un’ora da Riga. L’incontro piu illuminante è stato quello avvenuto con due delle sue attrici, ora novantenni, che appena ho nominato Asja hanno raccontato in una maniera molto appassionata la loro esperienza diretta. È stato un momento molto commovente, anche per tutti gli ospiti internazionali!
Il ritratto ricostruito di Asja, attraverso la conferenza, si allontana molto dalla figura che era stata descritta nel libro di memorie della figlia, ma anche da quello della femme fatale di Walter Benjamin o della persona all’ombra di Brecht e Piscator, facendo riemergere una serie di fatti storici sui quali poter proseguire il lavoro di ricerca. La conferenza, inoltre, ha fatto emergere alcune aree e momenti storici completamente ignorati, per esempio cosa le successe dopo l’arresto e la successiva deportazione in Kazakhistan. Che fine hanno fatto le lettere d’amore e altre lettere che aveva ricevuto prima del suo arresto? Molti ricercatori locali hanno contribuito con indagini sul campo a Riga, con i suoi scritti in lettone, russo e altre lingue. È emerso anche quali siano i documenti disponibili, già ampiamente consultati nei vari archivi, e quali siano inediti e mai visti ancora da nessuno. Dunque, la conferenza è stato il primo tentativo riuscito per poter restituire il giusto valore al suo importante contributo intellettuale alla cultura dell’avanguardia rivoluzionaria.
Anna “Asja” Lācis, veduta dell’esposizione, materiali d’archivio e documenti, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017.
CL: In occasione di Documenta 14, nel 2017, sei stato invitato in quanto Research Curator a presentare al Grimmwelt Museum di Kassel il progetto su Asja Lacis. Come hai deciso di esporre la tua ricerca e i materiali raccolti con continuità nel corso degli anni?
AB: Nel 2016 si è presentata la prima occasione per fare una mostra su Asja. Avevo incontrato Hendrik Folkerts, che all’epoca faceva parte del team curatoriale di Documenta 14, alla conferenza sul progetto del futuro museo d’arte contemporanea di Riga. Gli raccontai della mia ricerca e mi consigliò di presentarla ad Adam Szymszyck, che decise di selezionarla per farla diventare una piccola mostra all’interno di Documenta. È stato un momento di svolta, perché fino ad allora avevo raccolto molti materiali di ricerca, ma più a livello accademico, senza specificamente aver pensato ad una loro possibile esposizione. Quindi, in questa occasione sono andato in cerca di nuovi materiali, che avrebbero potuto creare una narrativa coerente anche a livello espositivo. Ho raccolto e circoscritto una serie d’indizi, trovato e comprato alcuni materiali privatamente, e ho cercato di raccogliere in vari archivi e musei i documenti necessari per la mostra. Così, oltre a proseguire da solo, ho iniziato a collaborare con alcuni ricercatori in Russia, con il museo di Letteratura e Musica di Riga, l’Archivio Walter Benjamin a Berlino, con sua nipote e altri prestatori.
Anna “Asja” Lācis, veduta dell’esposizione, materiali d’archivio e documenti, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017. Le pubblicazioni esposte erano in varie lingue – russo, tedesco, francese, italiano, spagnolo e inglese – presentate soprattutto negli anni Venti, si trattava di riviste di epoca costruttivista e di due suoi libri usciti nel ‘28 e nel ’30.
Per Documenta avevo deciso di focalizzare l’attenzione su quattro aspetti fondamentali, attraverso materiali articolati in tre vetrine e sulla parete assegnatami dello spazio del nuovo museo Grimmwelt a Kassel. La mostra partiva da una raccolta biografica: la sua vita fino agli anni Venti a Riga, focalizzata sul 1923, anno in cui Lacis va a Berlino e conosce Brecht, Reich (che diventerà suo marito), Piscator, Fritz Lang e molti altri. La parte centrale dell’esposizione era dedicata al suo rapporto con Walter Benjamin, conosciuto nel 1924 nella Capri rossa del momento, attraverso l’esposizione per la prima volta di alcune sue lettere degli anni Trenta, che fanno parte dell’Archivio Walter Benjamin a Berlino. L’ultima parte dei materiali documentava le sue ultime produzioni in Unione Sovietica, la deportazione in Kazakhistan, il suo lavoro con i contadini dei Kolchoz nella città periferica di Valmiera in Lettonia. Infine la successiva riscoperta della sua figura nella Germania post ‘68. Sulla parete decisi invece di esporre alcuni poster, foto originali, numerose riviste e libri con le sue pubblicazioni. Una vetrina disposta lungo la stessa parete raccoglieva quasi tutta la sua produzione intellettuale a livello internazionale, mostrando come, già a partire dagli anni Venti, Lācis sia stata una voce importante nei diversi contesti culturali, a partire dalla Lettonia e l’Unione Sovietica, fino al contesto Tedesco.
Ho voluto mettere in risalto anche la prima riscoperta di Asja tra il ‘68 e il ‘69 nella Germania Est e Ovest. Prima fra tutte è stata la rivista Alternative che, manifestando un interesse per la produzione di Walter Benjamin, riscopre Asja Lācis facendole un’intervista per un numero speciale dedicato al filosofo Tedesco. L’autrice di questo articolo, Hildegard Brenner, proprio mentre stava preparando il materiale scoprì che Asja Lācis era ancora viva e decise di contattarla! Da quel momento ebbe inizio una lunga polemica con l’istituto di Francoforte, Adorno e i curatori degli scritti di Walter Benjamin. A Hildegard Brenner si deve il merito di aver attivato una corrispondenza con Asja Lācis, dando così origine alla raccolta del libro Professione rivoluzionaria. Avevo esposto anche alcune foto della sua visita a Berlino Est verso la fine degli anni Sessanta, oltre a una poesia ricevuta dal nuovo direttore del Berliner Ensemble Heiner Müller a lei dedicata.
Anna “Asja” Lācis, veduta dell’esposizione, materiali d’archivio e documenti, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017.
Le pubblicazioni esposte erano in varie lingue ma soprattutto – tedesco, francese, italiano, spagnolo e inglese – presentate soprattutto negli anni Venti, si trattava di riviste di epoca costruttivista e di due suoi libri usciti nel ‘28 e nel ‘30: uno dedicato ai bambini e al cinema e uno dedicato al teatro proletario tedesco. Il suo libro sui bambini e il cinema “Deti i Kino”, per lei che aveva portato a Berlino l’esperienza del kinoglaz e aveva prodotto un’esperienza cinematografica con Piscator è stata l’occasione di sviluppare una delle prime ricerche sull’influenza che i nuovi media hanno sui giovani, un’aspra denuncia sull’assenza di un repertorio adeguato all’infanzia e sull’idea di trasmissione dei comportamenti indotti. Questo testo è stato pubblicato nel ‘28, addirittura prima che Benjamin scrivesse L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Asja sotto la protezione di Nadezhda Krupskaja ha fondato il primo cinema per ragazzi a Mosca nel vecchio cinema Baikal. La programmazione avveniva coinvolgendo i ragazzi stessi.
Ho ritenuto importante rivendicare la sua posizione di intellettuale-donna-rivoluzionaria all’interno di un contesto prevalentemente maschile. A proposito di confluenze e collaborazioni importanti, il layout della copertina e la grafica del suo libro sui bambini e il cinema sono stati disegnati da un’altra artista costruttivista importantissima come Varvara Stepanova. Per l’occasione ho inoltre contribuito alla rivista ufficiale della Documenta 14, South, e ho cercato di contestualizzare il suo lavoro e l’urgente necessità della sua riscoperta, traducendo un testo inedito degli anni Venti, prima cioè che Asja andasse in Germania, in cui si notano chiaramente le influenze che Mejelchold, Tairov e altri registi dell’epoca avevano avuto sulla sua pratica teatrale. Per esempio l’idea di lavorare con attori non professionisti, quelli che lei chiama “attori amatoriali”, riguarda la dimensione didattica del teatro: di un teatro che è sempre politico e mai un’opera neutrale. Sono tutte riflessioni che successivamente emergeranno anche nel lavoro di Brecht, oppure alcune idee sono poi state interpretate anche da Benjamin e altri. La mostra rendeva evidente, come mai così tanti personaggi erano affascinati da lei e volevano conoscere meglio la sua prassi, ma anche essere informati sugli avvenimenti nel contesto teatrale e culturale sovietico. Emergeva il fatto di come lei sia stata una figura e un ponte importante tra almeno più contesti culturali. Ho inoltre inserito una parte dei suoi ricordi di quando ha lavorato con i bambini di strada nel 1918 e il programma per lei scritto da Benjamin.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
CL: Un ulteriore approfondimento espositivo e pronunciamento analitico dedicato ad Asja Lācis, c’è stato lo scorso anno al Centro per l’arte contemporanea di Riga, dove i molteplici aspetti da te individuati nel corso delle ricerche sono stati inclusi ed esibiti dentro un paradigma di research-based exhibition. Quali strategie curatoriali hai messo in atto?
AB: La mostra è stata organizzata in collaborazione con il Centro di Arte contemporanea di Riga [LCCA] e la Biblioteca Nazionale. Loro avevano manifestato interesse per organizzare un’iniziativa su Asja già subito dopo Documenta, ma ci sono voluti un paio di anni per trovare i fondi e poterla realizzare. L’idea è stata quella di progettare l’esposizione approfondendo gli aspetti proposti per Documenta, ma sono stati aggiunti molti più materiali in lingua lettone, quelli recuperati dall’archivio personale di sua nipote Māra Ķimele, molti più libri, è stata fatta una contestualizzazione del clima culturale lettone dell’epoca con alcuni poeti, teorici di sinistra, nonché un approfondimento sulla sua collaborazione con il collettivo teatrale del sindacato dei lavoratori di Riga. Asja è stata quella figura insostituibile che ha riportato agli intellettuali tedeschi l’esperienza diretta della rivoluzione russa e della scena teatrale e cinematografica sovietica e che ha promosso la cultura tedesca, scrivendo del teatro di Brecht e di Erwin Piscator in Russia. Per questo ho ritenuto opportuno esporre i materiali in lettone, russo e tedesco perché si marcasse (anche attraverso il suo plurilinguismo) questa sua grande capacità connettiva.
Per l’allestimento nella Latvijas Nacionālā Bibliotēka ho lavorato a stretto contatto con il designer Rihards Funts con cui ho cercato di rivisitare il concetto di “porosità” e avvicinarmi all’estetica delle avanguardie. Con queste ultime era necessario mostrare il collegamento, sia con dei materiali che con il titolo scelto: Asja Lācis. Engineer of the Avant-garde per riprendere l’appellativo che Benjamin le diede nella dedica iniziale di “Strada a senso unico”.
Molti esponenti del costruttivismo non amavano definirsi artisti, ma con dei nomi più tecnici come ingegnere o altre denominazioni. John Heartfield per esempio si definiva “dada engineer”. Così ho usato la parola “ingegnera” che suona pure male al nostro orecchio.
Signals from Another World. Asja Lacis and Children’s Theatre, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, AVTO Istanbul, 2019.
Signals from Another World. Asja Lacis and Children’s Theatre, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, AVTO Istanbul, 2019.
Signals from Another World. Asja Lacis and Children’s Theatre, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, AVTO Istanbul, 2019.
CL: Una successiva tappa espositiva Asja Lacis. Signals from another world è stata presentata presso Avto a Istanbul. Quale legame hai voluto o sperato che si creasse presentando un’intellettuale ed eclettica figura della prima metà del Novecento con il contesto attuale a Istanbul?
AB: Il focus della mostra a Istanbul è stato molto diverso e si concentrava sull’idea di una nuova educazione estetica elaborata attraverso l’esperienza del teatro dei bambini a Orel e Riga. Questo approccio pedagogico di Asja ha assolutamente preceduto, anche se in contesti geografici differenti, la ricerca di Augusto Boal con il Teatro degli Oppressi o gli scritti di Paulo Freire, sperimentazione con Animazione Teatrale in Italia e altre ricerche di teatro degli anni Sessanta e Settanta. L’intera mostra partiva dai materiali legati alla sua esperienza con i bambini a Orel, esposti in maniera non tradizionale. Le soluzioni allestitive in grafiche a parete unica delle immagini e molte citazioni dagli scritti di Lācis o dal Programma per un teatro proletario di bambini di Walter Benjamin. Ovviamente erano presenti anche materiali di archivio inerenti a quel periodo più una serie di sedute, panche su cui sedersi per consultare alcuni libri collegati.
Il primo momento in cui ho pensato di fare una mostra a Istanbul, intorno a queste tematiche educative, è stato quando vi arrivai nel 2014, per una collaborazione con Marco Scotini al suo progetto itinerante Disobedience Archive. Siamo arrivati in un momento in cui la città, ancora ‘scottata’ dagli scontri di Gezi Park, stava accogliendo molti rifugiati siriani. Tra loro c’erano dei gruppi di ragazzini di 6-10 anni che si erano organizzati a vendere piccoli souvenir ai turisti e che vivevano per strada. Sono rimasto molto impressionato dall’incontro con loro, penso che si trovassero in una condizione simile a quella dei bambini orfani e dei ragazzi di strada con cui Asja ha lavorato nel lontano 1918. Il tentativo dunque era quello di cercare di aprire una riflessione allargata a partire da una esperienza concreta del passato. La mostra voleva diventare un luogo di dialogo e di archiviazione del presente per raccogliere e conoscere gli esempi di interventi artistici che cercano di affrontare problemi simili nella realtà di oggi. La mostra più che altro voleva diventare un pretesto per un futuro dialogo su modelli di educazione sperimentali e approcci artistici in grado di affrontare concrete problematiche sociali e politiche.
Cover di Gustavs Klucis, rivista teatrale in cui ha scritto Asja Lacis, pubblicazioni originali esposte nella teca documentaria e con materiali di archivio, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017.
Avto è uno spazio particolare, dove si preferisce lavorare in maniera non ortodossa, soprattutto con progetti e mostre di ricerca. In questo caso abbiamo deciso di impostare la mostra come uno spazio di lettura, scambio d’informazioni, invitando una serie di artisti locali a interagire con materiali e idee esposte. Sono stati programmati workshop con alcune scuole e invitato il collettivo di artiste Oda Projezi, costituito da Özge Acıkkol, Günes Savas and Secil Yersel. Ho fatto anche un approfondimento teorico presso Salt di Istanbul e nel futuro spero di poter realizzare anche uno screening program legato a queste tematiche nel contesto regionale. Ci sono documentari straordinari su esempi come The Freedom Theatre, fondato all’interno del campo dei rifugiati a Jenin in Palestina, e il lavoro di Arna e Giuliano Mer Khamis, così come quello di numerosi altri film che documentano come approcci simili a quello elaborato da Asja vengano usati anche oggi sia a livello didattico sia con un approccio terapeutico.
Inoltre, una parte di questa mia decennale ricerca su Asja, insieme a un’indagine sull’infanzia in senso più ampio, è stata esposta anche all’interno della mostra “Infancy and History” presentata all’OCAT Institute di Pechino nell’agosto 2019 in occasione della finale di un concorso per “Research-based Curatorial Project”. Ho sviluppato questa proposta progettuale in collaborazione con Paolo Caffoni e Yin Shuai. OCAT Institute, poi, è uno spazio dedicato esclusivamente alle mostre di ricerca e anche la mia prassi curatoriale negli ultimi anni si è decisamente spostata in questa direzione. Forse in momento particolarmente delicato, del presente che stiamo vivendo, lavorare con la ricerca, risulta il modo più coerente per trovare delle proposte e idee forti, spesso assenti nell’ambito dell’arte contemporanea.
Membri del gruppo di teatro per bambini assieme ad Asja Lacis invitati allo spettacolo “Alinur”. Fotografia di autore sconosciuto, Orel, luglio 1920. Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga.
Quello che continua a motivarmi e affascinarmi in questa ricerca (di cui presto sarà disponibile un libro in Italiano che ho in cantiere) sono i collegamenti che è possibile tessere tra l’epoca storica di Asja e quella del contesto contemporaneo. Mi sembra che la necessità di formulare una teoria materialistica dell’arte annunciata da Benjamin sia quel legame segreto che ha motivato Asja Lācis, Bertold Brecht, Bernhard Reich, e molti altri del loro gruppo, a non abbandonare mai una direzione precisa, nonostante le aspre vicende storiche. Una ricerca mai terminata. Quindi concluderei dicendo che l’affermazione benjaminiana “Questo è il senso dell’estetizzazione della politica che il fascismo persegue. Il comunismo gli risponde con la politicizzazione dell’arte” è diventata oggi più attuale che mai: motivo imprescindibile per riscoprire il lavoro di Asja Lācis, che per tutti era stata una sorta di maestra di materialismo.
Asja,
sono stato molto contento di ricevere la tua lettera. Trovo straordinario da parte tua 1) aver cercato qualcosa per me 2) non avermene parlato prima.
Nella pessima situazione in cui mi trovo, la gente si diverte a destare in me speranze senza fondamenta. In questo modo si finisce per diventare sensibili alle speranze e soggetto alle correnti d’aria. Fa molto piacere sapere che esiste qualcuno che in tali circostanze non promuove alcuna speranza, e fosse persino perché troppo pigro per scrivere lettere.
Questa persona sei tu naturalmente, e per questo ti tengo in uno dei pochi punti sicuri e in alto che ancora ci sono nella mia “anima” quasi completamente sommersa. Ecco che il fatto che tu non mi scriva ha per me quasi il valore che avrebbe la tua voce, se la potessi sentire di nuovo dopo tanti anni.
Ci siamo distesi insieme sulle sedie a sdraio, ieri, Gert [Wissing], Egon e io. Abbiamo parlato di esperienze d’amore e, nel corso della conversazione, mi è divenuto per la prima volta chiaro che, ogni volta che un grande amore si è impadronito di me, ne sono stato a tal punto cambiato, ma da capo a piedi, che mi son dovuto dire, molto stupito: ero proprio io l’uomo che diceva quelle cose così imprevedibili e che ha assunto un comportamento così inopinato? La constatazione si basa sul fatto che un vero amore mi rende simile alla donna amata, e sono stato contento nel sentirmelo confermare esplicitamente da Gert, la quale l’ha tuttavia e ovviamente spacciato per l’autentico elemento connotativo dell’amore femminile. Questa trasformazione-assimilazione – che è a tal punto indispensabile da essere sostanzialmente garantita, nella concezione chiesastica dell’unione, dal sacramento del matrimonio, perché nulla rende le persone più simili fra loro del vivere insieme in stato matrimoniale – è stata nel mio caso impressionante nella relazione con Asja [Lacis], al punto da scoprire in me, allora, parecchie cose per la prima volta. Nel complesso le tre grandi esperienze d’amore della mia vita hanno condizionato quest’ultima non solo sotto il profilo dello svolgimento, della periodizzazione, ma anche sotto il profilo dell’esperienza. Io, in vita mia, ho conosciuto tre donne diverse e tre uomini diversi in me. Scrivere la storia della mia vita significherebbe raccontare l’ascesa e la caduta di questi tre uomini e il compromesso tra loro, ovvero – si potrebbe anche dire – il triumvirato che costituisce adesso la mia vita.
[dalla targa in mostra presente a Documenta 14 in Anna “Asja” Lacis]
1891–1938
Nata a Ķempji, Lettonia nel 1891; si trasferisce a Riga nel 1898. Studia presso l’Istituto di Ricerca di Psiconeurologia di Vladimir Bekhterev a San Pietroburgo (1912-13), l’Università culturale Šanjavskij e lo Studio Teatrale Komissarževskij a Mosca (1915-1918). Fonda Teatro sperimentale per i ragazzi a Orel (1918-1920). Attiva a Riga (1920-21). Visita la Germania e incontra Fritz Lang, Bertolt Brecht, Erwin Piscator, Bernhard Reich (1922-23). Assistente di Brecht per la produzione di Vita di Edoardo Secondo d’Inghilterra a Monaco di Baviera; incontra Walter Benjamin a Capri (1924). Attiva a Riga; visitata da Benjamin (1925). Emigra a Mosca (1926). Vive a Berlino con Benjamin (1929). Assistente di Piscator per la Rivolta dei Pescatori di Santa Barbara (1930). Si iscrive al Gerasimov Institute of Cinematography (VgiK). Regista teatrale in Teatro lettone Skatuve a Mosca. Studi di post-dottorato al Lunačarskij Institute for Theater (1933). Lavora a Smolensk e Kislovodsk con i bambini, teatri delle fattorie collettive. Condannata a dieci anni di lavoro forzato in Kazakistan (1938).
1924–38
Walter Benjamin incontra Asja Lācis a Capri (maggio-settembre 1924). In autunno, Lācis convince Bertolt Brecht a incontrare Benjamin. Lācis e Benjamin scrivono “Napoli”, che introduce il concetto di “porosità”, pubblicato nel Frankfurter Zeitung (1925). Benjamin fa visita a sorpresa a Riga nel 1925 e visita Lācis a Mosca (dicembre 1926 – febbraio 1927, vedi Diari di Mosca). Nel 1928 Benjamin pubblica Einbahnstraße con una dedica: “Questa strada si chiama VIA ASJA LACIS dal nome di colei che DA INGEGNERE l’ha aperta dentro l’autore”. Il libro include capitoli sulla visita di Benjamin a Riga: “Armi e Munizioni”, “Giocatoli, Stereoscopio” e “Cineserie”. Nel 1929-30 Lācis e Benjamin vivono insieme a Berlino. Intorno al 1929 Benjamin scrive “Programma per un teatro per bambini proletario” su richiesta di Lācis, sulla base della sua esperienza di Orel. Il contatto tra i due viene ristabilito attraverso lettere tra il 1934-36. Benjamin, in esilio, è strettamente legato a Brecht. Lācis cerca di organizzare la fuga di Benjamin verso l’Unione Sovietica. Lācis scopre la tragica fine di Benjamin solo al ritorno dai campi di prigionia. Le lettere precedenti, secondo Dagmāra Ķimele, sono state confiscate dal KGB.
1938–79
All’inizio del 1938 Lācis viene arrestata, imprigionata nella prigione di Butyrka e condannata a dieci anni di lavori forzati in Kazakistan. È accusata di far parte di un’organizzazione segreta nazionalista e fascista lettone durante il lavoro presso Teatro Skatuve di Mosca. La maggior parte dei membri dello Skatuve sono accusati ingiustamente, giustiziati o imprigionati nei gulag. Lācis organizza il teatro dei detenuti a Karaganda. Ritorna in Lettonia (1948). Lavora al Teatro Valmiera, prima come ospite poi come direttore generale. Viene ufficialmente riabilitata (1955). Ristabilisce i contatti con Brecht e Piscator e diventa ufficialmente membro del Partito Comunista (1955). Sposa Reich (1957). Hildegard Brenner pubblica una lettera di Lācis sulla rivista Alternative (Nr.56-57). Nel 1967 l’opera di Lācis viene riscoperta nella Germania dell’Est. Il “Programma per un teatro per bambini proletario” viene pubblicato nella Germania dell’Est precedendo l’apparizione di questo testo nelle Opere Complete (1968). Revolutionar im Beruf (Professione rivoluzionaria) viene pubblicato nel 1971, poi tradotto in italiano, spagnolo, francese. Muore a Riga il 22 novembre del 1979.
Andris Brinkmanis ha curato nel 2015 la conferenza internazionale dedicata ad Asja Lācis e Walter Benjamin “Leftist Ideas in Culture: The Password Asja” presso l’Accademia della Cultura di Riga; nel 2017 ha presentato a documenta 14 una sezione research-based con materiali documentari e di archivio, in collaborazione con Mara Kimele, Beata Paškevica e Hendrik Folkerts, presso il museo Grimmwelt di Kassel, Signals from another world: Anna “Asja Lācis” archives, che indagava, attraverso materiali inediti raccolti negli archivi di Riga, Berlino e Mosca, la vita e l’opera di Asja Lācis, le sue connessioni con il “children’s theater” e con figure come Walter Benjamin e Bertolt Brecht.
note:
[i] Tutte le citazioni riferite ad Asja Lacis sono tratte da: Asja Lacis, Professione: rivoluzionaria; per un profilo biografico e intellettuale di Asja Lacis e per una contestualizzazione della sua attività teatrale nella temperie culturale del tempo si rimanda a Eugenia Casini Ropa, “Il teatro Agitprop nella repubblica di Weimar”, in Asja Lacis, Professione: rivoluzionaria, Feltrinelli, Milano,1976.
[ii] Walter Benjamin, “Programma di un teatro proletario di bambini”, in Id., Opere complete. Scritti 1928-1929, vol. 3, Einaudi, 2010, p. 181.
[iii] Walter Benjamin, Strada a senso unico (Einbahnstrasse), a cura di Giulio Schiavoni, Einaudi, 2006.
[iv] Walter Benjamin, “6 maggio”, in Id., Opere complete. Scritti 1928-1929, vol. 4, Einaudi, 2010, p. 429.
Intervista ad Andris Brinkmanis, di Chiara Lupi.
«Una volta volevo comprare delle mandorle, ma non sapevo come si chiamassero in italiano e il venditore non capiva che cosa volessi da lui. Si fermò accanto a me un uomo che disse: “Posso aiutarla signora?”. “Con piacere”, risposi. Ebbi le mandorle e me ne andai col mio pacchetto verso la piazza. Il signore mi seguì e mi chiese: “Posso accompagnarla e portarle il pacchetto?”. Lo guardai attentamente. Continuò: “Permetta che mi presenti. Dottor Walter Benjamin”». Così a Capri, nell’estate assolata del 1924, Asja Lācis racconta il suo incontro con Walter Benjamin, il filosofo tedesco con quegli “occhiali che mandavano bagliori come due piccoli fari, folti capelli scuri, naso sottile, mani maldestre – e il pacchetto gli cadde di mano” – scriverà più tardi nelle sue memorie, l’autobiografia politica intitolata “Professione: Rivoluzionaria”.
Regista teatrale lettone, attrice e drammaturga, teorica del teatro e della rivoluzione, comunista e femminista ante-litteram: Asja Lācis (1891-1979) è stata una figura pionieristica dell’avanguardia novecentesca anche se viene spesso ricordata come “amica” di Walter Benjamin, come assistente alla regia di Bertolt Brecht o di Erwin Piscator, come compagna e poi moglie di Bernhard Reich. All’indomani della rivoluzione, nel 1918 creò il teatro proletario per i bambini (un progetto di teatro sperimentale per gli orfani di guerra, i “besprizorni”) a Orel, un villaggio russo a sud di Mosca:
«Quando lessi sui muri delle case i primi appelli “A tutti! a tutti!” firmati da Lenin, fui completamente per il soviet: volevo essere un buon soldato della rivoluzione e modificare la mia vita sotto la sua guida. La vita intanto cambiava tutt’intorno; il teatro irrompeva nella strada e la strada nel teatro. Cominciava l’Ottobre teatrale». [i]
Bambini senzatetto a Mosca, 1920.
Dal momento della sua incondizionata adesione alla rivoluzione sovietica, le tappe della sua esistenza – sottolinea la critica teatrale Eugenia Casini-Ropa nel ‘76 – si identificano con quelle del teatro proletario rispecchiandone le tensioni e le conquiste, le implicazioni estetico-teatrali quanto quelle politico-sociali. A stendere il programma, il piano teorico dell’esperimento di Orel fu proprio Benjamin che nel ‘28 redasse il celebre Manifesto per un teatro proletario di bambini a lei ispirato:
«L’educazione proletaria ha bisogno dunque in tutti i casi anzitutto di un quadro, di un ambito oggettivo in cui si educhi. Non, come la borghesia, di un’idea a cui si educhi […] L’educazione del bambino esige: che si afferri tutta la sua vita. L’educazione proletaria esige: che si educhi in un ambito circoscritto. Ecco la dialettica positiva del problema. Ora, poiché l’intera vita appare inquadrata nella sua incommensurabile pienezza e come ambito solo ed esclusivamente nel teatro, per questo il teatro proletario di bambini è per il bambino proletario il luogo dialetticamente determinato dell’educazione». [ii]
Presentazione del Teatro delle marionette “Petrushka” in una strada di Mosca il 1° maggio 1929 © Collezione Andris Brinkmanis.
L’incontro con Asja, cui dedicherà il libro “Strade a senso unico” (1928), scatena in Benjamin un «impulso di emancipazione vitale». Insieme visitano Napoli, scrivono un articolo a quattro mani dedicato alla metafora della “città porosa” pubblicato nel 1925 (anni dopo per la revisione critica, Theodor W. Adorno toglierà la firma di Lācis), poi quando divergenti scelte di vita li separano, una passione intellettuale e sentimentale, oltre che un’assidua amicizia, porterà Benjamin, alla ricerca di Asja, la donna della rivoluzione o l’agitatrice rossa come l’aveva definita:
«Ero giunto a Riga per far visita ad un’amica. La sua casa, la città, la lingua mi erano sconosciute. Nessuno m’aspettava, non mi conosceva nessuno. Camminai due ore, solo, per le strade. Così non le rividi mai più. Da ogni portone dardeggiava una fiammata, ogni pietra angolare sprizzava scintille e ogni tram sopraggiungeva come un carro dei pompieri. Lei poteva appunto uscire dal portone, girare l’angolo e stare sul tram: ma dei due dovevo esser io, a ogni costo, il primo a vedere l’altro. Perché se lei m’avesse sfiorato con la miccia del suo sguardo, io sarei volato in aria come un deposito di munizioni». [iii]
Dimostranti con maschere a Leningrado, 1 maggio 1924. A sinistra, slogan: “Compro dal mercante privato”; a destra, slogan: “Compro dalla cooperativa”. Krasnaja Gazeta, 2 maggio 1925 © Collezione Andris Brinkmanis.
Chiara Lupi: Asja Lacis è stata un’intellettuale e militante comunista, regista teatrale, saggista, femminista, una figura rivoluzionaria. A partire dagli anni Venti inizia a viaggiare per l’Europa e influenza con le sue idee e la sua determinazione alcuni degli intellettuali più importanti del Novecento eppure, per un radicato pregiudizio di soggettivazione patriarcale, viene tutt’ora ricordata come amica di Walter Benjamin, anche se fu lei ad introdurlo a Bertolt Brecht e non viceversa, assistente di Brecht e Piscator, moglie di Bernhard Reich: relegata a una posizione subordinata e a un ruolo di secondo piano rispetto a loro. Com’è nata la curiosità di approfondire una ricerca su di lei e far luce su tanti aspetti poco noti della sua biografia e carriera?
Andris Brinkmanis: Anch’io, come molti altri, ho riscoperto il nome di Asja Lācis in parte attraverso gli scritti di Walter Benjamin. Per dire il vero, in Lettonia dove sono nato io e anche Asja Lācis, già negli anni Novanta era uscito un libro di memorie di sua figlia Dagmāra Ķimele, scritto assieme alla giornalista Gunta Strautmane: Asja. Režisores Annas Lāces dēkainā dzīve (Asja. La vita avventurosa della regista Anna Lācis, Ed. Liesma, Riga, 1996). Purtroppo questo contributo è più che altro un libero sfogo (per altro triste) di una figlia nei confronti della madre, che si focalizza soprattutto sui fatti privati interpretati da un punto di vista personale, pubblicato in mezzo al clima post-socialista degli anni Novanta, adottando lo stile dei peggiori bestseller statunitensi del genere. Anche se fornisce una serie di cenni storici, oltre al ruolo assegnato ad Asja Lacis di cui parli, questo libro ha introdotto un’altra interpretazione e lettura della sua figura – quella della donna avventuriera, libertina e irresponsabile nei confronti della propria famiglia.
Asja Lacis con il primo marito Jūlijs Lācis © Collezione Māra Ķimele.
Ritornando a Benjamin, all’epoca stavo scrivendo la mia tesi di laurea di secondo livello sul rapporto tra arte e educazione, e il Programma per un teatro proletario di bambini di Walter Benjamin era tra i testi di riferimento. Questo saggio mi risultava, comunque, un po’ “anomalo” nella produzione filosofica di Benjamin. Mi domandavo perché, a un certo punto, Benjamin avesse deciso di scrivere un intero testo sul teatro dei ragazzi, così mirato e preciso, quando sapevo che non ne aveva mai avuto un’esperienza diretta. È vero che Benjamin ha contribuito molto al tema dell’infanzia, ma non in maniera così programmatica. In seguito ho notato con stupore come il nome di Asja Lācis comparisse svariate volte negli scritti di Benjamin. Per esempio, nell’agosto del 1925 nelle pagine del “Frankfurter Zeitung” è stato pubblicato un articolo a quattro mani di Walter Benjamin e Asja Lācis intitolato semplicemente Napoli. Un testo sulle loro impressioni di viaggio in quella città che aveva suscitato in entrambi una tale attrazione magnetica, con ripercussioni teoriche da condurli al loro concetto di “porosità”. In alcune edizioni degli anni Cinquanta, i membri dell’Istituto di Francoforte per la Ricerca Sociale hanno deciso di togliere il suo nome, dubitando di quale ruolo Asja potesse mai aver avuto. Nonostante tutto Strada a senso unico del 1928 di Benjamin apre con questa dedica:
«Questa strada si chiama
VIA ASJA LACIS
dal nome di colei che
DA INGEGNERE
l’ha aperta dentro l’autore»
Ritratto di Asja Lacis © Collezione Māra Ķimele.
I suoi Diari di Mosca riassumono l’incontro di Benjamin con la realtà dell’Unione Sovietica quando lui si reca nella capitale per raggiungere Asja nel ‘26. Appartengono sicuramente a un genere di scrittura che si potrebbe definire privata. A parte alcuni frammenti che lo stesso Benjamin rende noti, alcune riflessioni più private forse non erano pensate per diventare pubbliche. Sorprende anche la decisione dello stesso Istituto, guidato da Adorno, di pubblicare i Diari di Mosca solo dopo la scomparsa di Asja. Privandola in tal modo della possibilità di ogni risposta.
Mentre scrivevo la tesi, ho contattato la nipote di Lācis – anche lei nota regista teatrale e docente in Lettonia, Māra Ķimele, che avevo conosciuto già prima. Una volta incontrata a Riga, mi ha mostrato molti materiali, libri e fotografie e ha condiviso anche la sua diretta esperienza e le memorie più vivide. Inoltre mi ha indicato e messo in contatto con la ricercatrice Beāta Paškevica, autrice del libro In der Stadt der Parolen: Asja Lacis, Walter Benjamin und Bertolt Brecht. Da lì in poi – e per dieci anni – ho sempre continuato a collaborare con loro, come se fossimo un piccolo team.
Anna Lācis durante la visita di Brecht a Mosca insieme a Bernhard Reich, Bertolt Brecht, Erwin Piskator, Sergey Tretyakov, Gordon Craig, Dagmāra Ķimele e altri. Fotografia di autore sconosciuto, Mosca, anni Trenta. Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga.
Così è cominciato il mio tentativo di fare una riflessione più approfondita sulla vita e la produzione intellettuale di Asja, in quanto sin dall’inizio sono rimasto affascinato dalle sue idee pedagogiche radicali, descritte poi da Benjamin nel suo programma. Durante lo stesso periodo ho scoperto l’edizione italiana, pubblicata da Feltrinelli negli anni Settanta, di Professione rivoluzionaria, con il saggio introduttivo Il teatro Agitprop nella repubblica di Weimar di Eugenia Casini-Ropa. Il libro ha chiarito molti aspetti dell’iniziale quadro nebuloso: il Programma per il teatro proletario dei bambini era stato scritto da Benjamin con l’aiuto di Asja e si basava sull’esperienza che Asja Lācis aveva acquisito attraverso la pratica teatrale con i bambini orfani traumatizzati per le strade di Mosca e Orel, con teorie pedagogiche vicine alle idee di Bogdanov e al Prolektkul’t. Un capitolo esteso del libro forniva delle informazioni molto esaustive su questo, ma anche sui rapporti con gli intellettuali che nomini: Brecht, Piscator, Tretyakov, Reich e molti altri.
Rappresentazione diretta da Asja Lācis di teatro popolare all’aperto dell’opera “Il volto dei secoli” (regia di Leon Paegle) a cura del collettivo teatrale di giovani di un liceo statale al Festival della Cultura di Saules dārzs Fotografia di autore sconosciuto, Riga, 5 giugno 1921. Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga.
Basta leggere alcuni capitoli del libro Professione Rivoluzionaria – per cogliere immediatamente il peso intellettuale della Lācis: “Raccontai del mio Teatro dei Bambini a Orel. Del mio lavoro a Riga e a Mosca. Subito Benjamin appoggiò l’idea di un teatro proletario dei bambini e si infiammò per Mosca. Dovetti raccontargli nei minimi particolari non soltanto del teatro moscovita, ma anche dei nuovi costumi socialisti, degli scrittori e dei poeti nuovi: nominai Libedinskij, Babel’, Leonov, Kataev, Serafinovič, Majakovskij, Gastev, Kirillov, Gerasimov – parlai della Kollontaj e di Larissa Reissner” [“Benjamin – “Napoli” (Capri 1924)].
Cover di rivista teatrale “Teatro Internazionale” in cui ha scritto Asja Lacis, pubblicazioni originali esposte nella teca documentaria e con materiali di archivio, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017 © Collezione Andris Brinkmanis.
Il libro fornisce altre informazioni anche sulla sua collaborazione e amicizia con Brecht, che in maniera simile era particolarmente interessato alla sua conoscenza del teatro sovietico, esperienza diretta delle opere e del modo di lavorare di Komissarževskij, Stanislavskij, Nemirovič – Dančenko, Tairov, Meijerchol’d, ecc. Lācis è stata la persona, grazie a cui in Germania vengono promossi i film di Dziga Vertov e altri cineasti Sovietici. La sua esperienza acquisita a Riga, poi in Russia, ma anche nei lunghi periodi trascorsi in Germania e altrove in Europa, le permettono di diventare una sorta di trait d’union tra queste diverse tradizioni delle avanguardie – un ruolo che lei attivamente svolge fino alla fine della sua vita. La mia ricerca era rivolta a riattualizzare questo enorme patrimonio, per ricontestualizzare e riscoprire i tasselli mancanti, avendo il vantaggio di poter leggere i suoi saggi in originale, in lingua lettone, in russo, in inglese o tedesco.
“Assalto al Palazzo d’Inverno”, Piazza Uritsky, Pietrogrado, 7 novembre 1920, diretto da Nikolai Evreinov, scenografia di Yuri Annenkov © Collezione Andris Brinkmanis.
Nonostante ci siano stati momenti di dibattito approfondito sul lavoro di Asja – in Germania, Italia, Spagna, Francia, soprattutto negli anni Settanta, il suo lavoro risultava completamente rimosso dalla memoria nel suo paese d’origine. Il primo evento importante dedicato a Asja Lācis a Riga si è svolto dal 6 al 9 marzo 2015. Si trattava di una conferenza internazionale, Leftist Ideas in Culture: Password ‘Asja’/ Kreisuma Ideja Kultūrā. Parole – Asja, dedicata alle idee di sinistra in diversi ambiti culturali, nata in collaborazione con l’Accademia della Cultura lettone. Oltre ai diversi esperti internazionali invitati, alla call for papers hanno risposto anche ricercatori dal Brasile, dalla Polonia ecc. Sono riuscito a coinvolgere Eugenia Casini-Ropa, il ricercatore tedesco Martin Mittelmeier, autore di Adorno a Napoli e la ricercatrice canadese Susan Ingram che ha pubblicato il libro Zarathustra’s Sisters: Women’s autobiography and the Shaping of Cultural History, su sei donne (Nadezhda Mandelstam, Romola Nijinsky, Simone de Beauvoir, Lou Andreas-Salome, Maitreyi Devi, Asja Lacis) tutte associate ad alcuni dei più importanti letterati occidentali del Novecento.
Fermi immagine da Четвёртая смена (Quarto turno), Sovkino produzione, tratte dal libro “Bambini e Cinema” di Asja Lacis e L. Keilina, 1928 © Collezione Andris Brinkmanis.
Fermi immagine da Четвёртая смена (Quarto turno), Sovkino produzione, tratte dal libro “Bambini e Cinema” di Asja Lacis e L. Keilina, 1928 © Collezione Andris Brinkmanis.
Nel suo libro, Martin Mittelmeier illustra come dopo la scomparsa di Walter Benjamin ci sia stata un’operazione di occultamento di quella parte di produzione del filosofo che potesse sottendere qualsiasi tipo di relazione con Asja, soprattutto da parte di alcuni suoi ex-collaboratori come Adorno, che dirigeva la gestione postuma dei suoi archivi. Altri ricercatori dal Brasile e dalla Polonia hanno manifestato interesse per il lavoro con il teatro dei bambini avvicinandolo ai loro contesti sociali di provenienza. La conferenza è stata un bel momento di conferma, che sia a livello locale che a livello internazionale un nuovo interesse per il lavoro e il lascito di Asja Lācis, difficilmente inquadrabile per la sua ecletticità negli schemi canonici ma assolutamente di rilevanza, si sta smuovendo.
In quella occasione abbiamo inaugurato anche una lapide memoriale dedicata a Walter Benjamin in quanto l’appartamento dove lui aveva soggiornato a Riga (in strada Dzirnavu) si trovava proprio di fronte al luogo dove si svolgeva la conferenza. Inoltre, l’8 marzo abbiamo portato dei fiori nel cimitero dove sono stati sepolti Bernhard Reich e Asja per poi andare tutti a visitare il teatro di Valmiera, l’ultimo luogo di lavoro di Asja, che dista circa un’ora da Riga. L’incontro piu illuminante è stato quello avvenuto con due delle sue attrici, ora novantenni, che appena ho nominato Asja hanno raccontato in una maniera molto appassionata la loro esperienza diretta. È stato un momento molto commovente, anche per tutti gli ospiti internazionali!
Cover di riviste teatrali in cui ha scritto Asja Lacis, pubblicazioni originali esposte nella teca documentaria e con materiali di archivio, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017 © Collezione Andris Brinkmanis.
Il ritratto ricostruito di Asja, attraverso la conferenza, si allontana molto dalla figura che era stata descritta nel libro di memorie della figlia, ma anche da quello della femme fatale di Walter Benjamin o della persona all’ombra di Brecht e Piscator, facendo riemergere una serie di fatti storici sui quali poter proseguire il lavoro di ricerca. La conferenza, inoltre, ha fatto emergere alcune aree e momenti storici completamente ignorati, per esempio cosa le successe dopo l’arresto e la successiva deportazione in Kazakhistan. Che fine hanno fatto le lettere d’amore e altre lettere che aveva ricevuto prima del suo arresto? Molti ricercatori locali hanno contribuito con indagini sul campo a Riga, con i suoi scritti in lettone, russo e altre lingue. È emerso anche quali siano i documenti disponibili, già ampiamente consultati nei vari archivi, e quali siano inediti e mai visti ancora da nessuno. Dunque, la conferenza è stato il primo tentativo riuscito per poter restituire il giusto valore al suo importante contributo intellettuale alla cultura dell’avanguardia rivoluzionaria.
Anna “Asja” Lācis, veduta dell’esposizione, materiali d’archivio e documenti, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017.
CL: In occasione di Documenta 14, nel 2017, sei stato invitato in quanto Research Curator a presentare al Grimmwelt Museum di Kassel il progetto su Asja Lacis. Come hai deciso di esporre la tua ricerca e i materiali raccolti con continuità nel corso degli anni?
AB: Nel 2016 si è presentata la prima occasione per fare una mostra su Asja. Avevo incontrato Hendrik Folkerts, che all’epoca faceva parte del team curatoriale di Documenta 14, alla conferenza sul progetto del futuro museo d’arte contemporanea di Riga. Gli raccontai della mia ricerca e mi consigliò di presentarla ad Adam Szymszyck, che decise di selezionarla per farla diventare una piccola mostra all’interno di Documenta. È stato un momento di svolta, perché fino ad allora avevo raccolto molti materiali di ricerca, ma più a livello accademico, senza specificamente aver pensato ad una loro possibile esposizione. Quindi, in questa occasione sono andato in cerca di nuovi materiali, che avrebbero potuto creare una narrativa coerente anche a livello espositivo. Ho raccolto e circoscritto una serie d’indizi, trovato e comprato alcuni materiali privatamente, e ho cercato di raccogliere in vari archivi e musei i documenti necessari per la mostra. Così, oltre a proseguire da solo, ho iniziato a collaborare con alcuni ricercatori in Russia, con il museo di Letteratura e Musica di Riga, l’Archivio Walter Benjamin a Berlino, con sua nipote e altri prestatori.
Anna “Asja” Lācis, veduta dell’esposizione, materiali d’archivio e documenti, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017. Le pubblicazioni esposte erano in varie lingue – russo, tedesco, francese, italiano, spagnolo e inglese – presentate soprattutto negli anni Venti, si trattava di riviste di epoca costruttivista e di due suoi libri usciti nel ‘28 e nel ’30.
Per Documenta avevo deciso di focalizzare l’attenzione su quattro aspetti fondamentali, attraverso materiali articolati in tre vetrine e sulla parete assegnatami dello spazio del nuovo museo Grimmwelt a Kassel. La mostra partiva da una raccolta biografica: la sua vita fino agli anni Venti a Riga, focalizzata sul 1923, anno in cui Lacis va a Berlino e conosce Brecht, Reich (che diventerà suo marito), Piscator, Fritz Lang e molti altri. La parte centrale dell’esposizione era dedicata al suo rapporto con Walter Benjamin, conosciuto nel 1924 nella Capri rossa del momento, attraverso l’esposizione per la prima volta di alcune sue lettere degli anni Trenta, che fanno parte dell’Archivio Walter Benjamin a Berlino. L’ultima parte dei materiali documentava le sue ultime produzioni in Unione Sovietica, la deportazione in Kazakhistan, il suo lavoro con i contadini dei Kolchoz nella città periferica di Valmiera in Lettonia. Infine la successiva riscoperta della sua figura nella Germania post ‘68. Sulla parete decisi invece di esporre alcuni poster, foto originali, numerose riviste e libri con le sue pubblicazioni. Una vetrina disposta lungo la stessa parete raccoglieva quasi tutta la sua produzione intellettuale a livello internazionale, mostrando come, già a partire dagli anni Venti, Lācis sia stata una voce importante nei diversi contesti culturali, a partire dalla Lettonia e l’Unione Sovietica, fino al contesto Tedesco.
Pubblicazioni originali dalla teca documentaria con materiali di archivio, Anna “Asja” Lācis, esposte a documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017 © Collezione Andris Brinkmanis.
Ho voluto mettere in risalto anche la prima riscoperta di Asja tra il ‘68 e il ‘69 nella Germania Est e Ovest. Prima fra tutte è stata la rivista Alternative che, manifestando un interesse per la produzione di Walter Benjamin, riscopre Asja Lācis facendole un’intervista per un numero speciale dedicato al filosofo Tedesco. L’autrice di questo articolo, Hildegard Brenner, proprio mentre stava preparando il materiale scoprì che Asja Lācis era ancora viva e decise di contattarla! Da quel momento ebbe inizio una lunga polemica con l’istituto di Francoforte, Adorno e i curatori degli scritti di Walter Benjamin. A Hildegard Brenner si deve il merito di aver attivato una corrispondenza con Asja Lācis, dando così origine alla raccolta del libro Professione rivoluzionaria. Avevo esposto anche alcune foto della sua visita a Berlino Est verso la fine degli anni Sessanta, oltre a una poesia ricevuta dal nuovo direttore del Berliner Ensemble Heiner Müller a lei dedicata.
Anna “Asja” Lācis, veduta dell’esposizione, materiali d’archivio e documenti, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017.
Le pubblicazioni esposte erano in varie lingue ma soprattutto – tedesco, francese, italiano, spagnolo e inglese – presentate soprattutto negli anni Venti, si trattava di riviste di epoca costruttivista e di due suoi libri usciti nel ‘28 e nel ‘30: uno dedicato ai bambini e al cinema e uno dedicato al teatro proletario tedesco. Il suo libro sui bambini e il cinema “Deti i Kino”, per lei che aveva portato a Berlino l’esperienza del kinoglaz e aveva prodotto un’esperienza cinematografica con Piscator è stata l’occasione di sviluppare una delle prime ricerche sull’influenza che i nuovi media hanno sui giovani, un’aspra denuncia sull’assenza di un repertorio adeguato all’infanzia e sull’idea di trasmissione dei comportamenti indotti. Questo testo è stato pubblicato nel ‘28, addirittura prima che Benjamin scrivesse L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Asja sotto la protezione di Nadezhda Krupskaja ha fondato il primo cinema per ragazzi a Mosca nel vecchio cinema Baikal. La programmazione avveniva coinvolgendo i ragazzi stessi.
Cover del libro “Bambini e Cinema” di Asja Lacis e L. Keilina, 1928, pubblicazioni originali esposte nella teca documentaria e con materiali di archivio, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017 © Collezione Andris Brinkmanis.
Ho ritenuto importante rivendicare la sua posizione di intellettuale-donna-rivoluzionaria all’interno di un contesto prevalentemente maschile. A proposito di confluenze e collaborazioni importanti, il layout della copertina e la grafica del suo libro sui bambini e il cinema sono stati disegnati da un’altra artista costruttivista importantissima come Varvara Stepanova. Per l’occasione ho inoltre contribuito alla rivista ufficiale della Documenta 14, South, e ho cercato di contestualizzare il suo lavoro e l’urgente necessità della sua riscoperta, traducendo un testo inedito degli anni Venti, prima cioè che Asja andasse in Germania, in cui si notano chiaramente le influenze che Mejelchold, Tairov e altri registi dell’epoca avevano avuto sulla sua pratica teatrale. Per esempio l’idea di lavorare con attori non professionisti, quelli che lei chiama “attori amatoriali”, riguarda la dimensione didattica del teatro: di un teatro che è sempre politico e mai un’opera neutrale. Sono tutte riflessioni che successivamente emergeranno anche nel lavoro di Brecht, oppure alcune idee sono poi state interpretate anche da Benjamin e altri. La mostra rendeva evidente, come mai così tanti personaggi erano affascinati da lei e volevano conoscere meglio la sua prassi, ma anche essere informati sugli avvenimenti nel contesto teatrale e culturale sovietico. Emergeva il fatto di come lei sia stata una figura e un ponte importante tra almeno più contesti culturali. Ho inoltre inserito una parte dei suoi ricordi di quando ha lavorato con i bambini di strada nel 1918 e il programma per lei scritto da Benjamin.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
Asja Lācis. Engineer of the Avant–garde, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, Latvian Centre for Contemporary Art, 2019.
CL: Un ulteriore approfondimento espositivo e pronunciamento analitico dedicato ad Asja Lācis, c’è stato lo scorso anno al Centro per l’arte contemporanea di Riga, dove i molteplici aspetti da te individuati nel corso delle ricerche sono stati inclusi ed esibiti dentro un paradigma di research-based exhibition. Quali strategie curatoriali hai messo in atto?
AB: La mostra è stata organizzata in collaborazione con il Centro di Arte contemporanea di Riga [LCCA] e la Biblioteca Nazionale. Loro avevano manifestato interesse per organizzare un’iniziativa su Asja già subito dopo Documenta, ma ci sono voluti un paio di anni per trovare i fondi e poterla realizzare. L’idea è stata quella di progettare l’esposizione approfondendo gli aspetti proposti per Documenta, ma sono stati aggiunti molti più materiali in lingua lettone, quelli recuperati dall’archivio personale di sua nipote Māra Ķimele, molti più libri, è stata fatta una contestualizzazione del clima culturale lettone dell’epoca con alcuni poeti, teorici di sinistra, nonché un approfondimento sulla sua collaborazione con il collettivo teatrale del sindacato dei lavoratori di Riga. Asja è stata quella figura insostituibile che ha riportato agli intellettuali tedeschi l’esperienza diretta della rivoluzione russa e della scena teatrale e cinematografica sovietica e che ha promosso la cultura tedesca, scrivendo del teatro di Brecht e di Erwin Piscator in Russia. Per questo ho ritenuto opportuno esporre i materiali in lettone, russo e tedesco perché si marcasse (anche attraverso il suo plurilinguismo) questa sua grande capacità connettiva.
Per l’allestimento nella Latvijas Nacionālā Bibliotēka ho lavorato a stretto contatto con il designer Rihards Funts con cui ho cercato di rivisitare il concetto di “porosità” e avvicinarmi all’estetica delle avanguardie. Con queste ultime era necessario mostrare il collegamento, sia con dei materiali che con il titolo scelto: Asja Lācis. Engineer of the Avant-garde per riprendere l’appellativo che Benjamin le diede nella dedica iniziale di “Strada a senso unico”.
Molti esponenti del costruttivismo non amavano definirsi artisti, ma con dei nomi più tecnici come ingegnere o altre denominazioni. John Heartfield per esempio si definiva “dada engineer”. Così ho usato la parola “ingegnera” che suona pure male al nostro orecchio.
Signals from Another World. Asja Lacis and Children’s Theatre, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, AVTO Istanbul, 2019.
Signals from Another World. Asja Lacis and Children’s Theatre, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, AVTO Istanbul, 2019.
Signals from Another World. Asja Lacis and Children’s Theatre, a cura di Andris Brinkmanis, exhibition design Rihards Funts, AVTO Istanbul, 2019.
CL: Una successiva tappa espositiva Asja Lacis. Signals from another world è stata presentata presso Avto a Istanbul. Quale legame hai voluto o sperato che si creasse presentando un’intellettuale ed eclettica figura della prima metà del Novecento con il contesto attuale a Istanbul?
AB: Il focus della mostra a Istanbul è stato molto diverso e si concentrava sull’idea di una nuova educazione estetica elaborata attraverso l’esperienza del teatro dei bambini a Orel e Riga. Questo approccio pedagogico di Asja ha assolutamente preceduto, anche se in contesti geografici differenti, la ricerca di Augusto Boal con il Teatro degli Oppressi o gli scritti di Paulo Freire, sperimentazione con Animazione Teatrale in Italia e altre ricerche di teatro degli anni Sessanta e Settanta. L’intera mostra partiva dai materiali legati alla sua esperienza con i bambini a Orel, esposti in maniera non tradizionale. Le soluzioni allestitive in grafiche a parete unica delle immagini e molte citazioni dagli scritti di Lācis o dal Programma per un teatro proletario di bambini di Walter Benjamin. Ovviamente erano presenti anche materiali di archivio inerenti a quel periodo più una serie di sedute, panche su cui sedersi per consultare alcuni libri collegati.
Bambini senzatetto a Mosca, 1920.
Pamphlet illustrante il “Programma per un teatro proletario di bambini” di Walter Benjamin, Zentralrat der sozialistischen Kinderläden (Consiglio centrale dei negozi per bambini socialisti), Berlino Ovest, 1969, 21 × 15,5 cm. © Collezione Andris Brinkmanis.
Il primo momento in cui ho pensato di fare una mostra a Istanbul, intorno a queste tematiche educative, è stato quando vi arrivai nel 2014, per una collaborazione con Marco Scotini al suo progetto itinerante Disobedience Archive. Siamo arrivati in un momento in cui la città, ancora ‘scottata’ dagli scontri di Gezi Park, stava accogliendo molti rifugiati siriani. Tra loro c’erano dei gruppi di ragazzini di 6-10 anni che si erano organizzati a vendere piccoli souvenir ai turisti e che vivevano per strada. Sono rimasto molto impressionato dall’incontro con loro, penso che si trovassero in una condizione simile a quella dei bambini orfani e dei ragazzi di strada con cui Asja ha lavorato nel lontano 1918. Il tentativo dunque era quello di cercare di aprire una riflessione allargata a partire da una esperienza concreta del passato. La mostra voleva diventare un luogo di dialogo e di archiviazione del presente per raccogliere e conoscere gli esempi di interventi artistici che cercano di affrontare problemi simili nella realtà di oggi. La mostra più che altro voleva diventare un pretesto per un futuro dialogo su modelli di educazione sperimentali e approcci artistici in grado di affrontare concrete problematiche sociali e politiche.
Cover di Gustavs Klucis, rivista teatrale in cui ha scritto Asja Lacis, pubblicazioni originali esposte nella teca documentaria e con materiali di archivio, documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017.
Avto è uno spazio particolare, dove si preferisce lavorare in maniera non ortodossa, soprattutto con progetti e mostre di ricerca. In questo caso abbiamo deciso di impostare la mostra come uno spazio di lettura, scambio d’informazioni, invitando una serie di artisti locali a interagire con materiali e idee esposte. Sono stati programmati workshop con alcune scuole e invitato il collettivo di artiste Oda Projezi, costituito da Özge Acıkkol, Günes Savas and Secil Yersel. Ho fatto anche un approfondimento teorico presso Salt di Istanbul e nel futuro spero di poter realizzare anche uno screening program legato a queste tematiche nel contesto regionale. Ci sono documentari straordinari su esempi come The Freedom Theatre, fondato all’interno del campo dei rifugiati a Jenin in Palestina, e il lavoro di Arna e Giuliano Mer Khamis, così come quello di numerosi altri film che documentano come approcci simili a quello elaborato da Asja vengano usati anche oggi sia a livello didattico sia con un approccio terapeutico.
Inoltre, una parte di questa mia decennale ricerca su Asja, insieme a un’indagine sull’infanzia in senso più ampio, è stata esposta anche all’interno della mostra “Infancy and History” presentata all’OCAT Institute di Pechino nell’agosto 2019 in occasione della finale di un concorso per “Research-based Curatorial Project”. Ho sviluppato questa proposta progettuale in collaborazione con Paolo Caffoni e Yin Shuai. OCAT Institute, poi, è uno spazio dedicato esclusivamente alle mostre di ricerca e anche la mia prassi curatoriale negli ultimi anni si è decisamente spostata in questa direzione. Forse in momento particolarmente delicato, del presente che stiamo vivendo, lavorare con la ricerca, risulta il modo più coerente per trovare delle proposte e idee forti, spesso assenti nell’ambito dell’arte contemporanea.
Membri del gruppo di teatro per bambini assieme ad Asja Lacis invitati allo spettacolo “Alinur”. Fotografia di autore sconosciuto, Orel, luglio 1920. Collezione del Museo di Letteratura e Musica di Riga.
Quello che continua a motivarmi e affascinarmi in questa ricerca (di cui presto sarà disponibile un libro in Italiano che ho in cantiere) sono i collegamenti che è possibile tessere tra l’epoca storica di Asja e quella del contesto contemporaneo. Mi sembra che la necessità di formulare una teoria materialistica dell’arte annunciata da Benjamin sia quel legame segreto che ha motivato Asja Lācis, Bertold Brecht, Bernhard Reich, e molti altri del loro gruppo, a non abbandonare mai una direzione precisa, nonostante le aspre vicende storiche. Una ricerca mai terminata. Quindi concluderei dicendo che l’affermazione benjaminiana “Questo è il senso dell’estetizzazione della politica che il fascismo persegue. Il comunismo gli risponde con la politicizzazione dell’arte” è diventata oggi più attuale che mai: motivo imprescindibile per riscoprire il lavoro di Asja Lācis, che per tutti era stata una sorta di maestra di materialismo.
Asja,
sono stato molto contento di ricevere la tua lettera. Trovo straordinario da parte tua 1) aver cercato qualcosa per me 2) non avermene parlato prima.
Nella pessima situazione in cui mi trovo, la gente si diverte a destare in me speranze senza fondamenta. In questo modo si finisce per diventare sensibili alle speranze e soggetto alle correnti d’aria. Fa molto piacere sapere che esiste qualcuno che in tali circostanze non promuove alcuna speranza, e fosse persino perché troppo pigro per scrivere lettere.
Questa persona sei tu naturalmente, e per questo ti tengo in uno dei pochi punti sicuri e in alto che ancora ci sono nella mia “anima” quasi completamente sommersa. Ecco che il fatto che tu non mi scriva ha per me quasi il valore che avrebbe la tua voce, se la potessi sentire di nuovo dopo tanti anni.
Lettera di Walter Benjamin ad Asja Lacis, 1935.
Asja Lacis nel suo appartamento a Riga © Collezione Māra Ķimele.
6 maggio, sera
Ci siamo distesi insieme sulle sedie a sdraio, ieri, Gert [Wissing], Egon e io. Abbiamo parlato di esperienze d’amore e, nel corso della conversazione, mi è divenuto per la prima volta chiaro che, ogni volta che un grande amore si è impadronito di me, ne sono stato a tal punto cambiato, ma da capo a piedi, che mi son dovuto dire, molto stupito: ero proprio io l’uomo che diceva quelle cose così imprevedibili e che ha assunto un comportamento così inopinato? La constatazione si basa sul fatto che un vero amore mi rende simile alla donna amata, e sono stato contento nel sentirmelo confermare esplicitamente da Gert, la quale l’ha tuttavia e ovviamente spacciato per l’autentico elemento connotativo dell’amore femminile. Questa trasformazione-assimilazione – che è a tal punto indispensabile da essere sostanzialmente garantita, nella concezione chiesastica dell’unione, dal sacramento del matrimonio, perché nulla rende le persone più simili fra loro del vivere insieme in stato matrimoniale – è stata nel mio caso impressionante nella relazione con Asja [Lacis], al punto da scoprire in me, allora, parecchie cose per la prima volta. Nel complesso le tre grandi esperienze d’amore della mia vita hanno condizionato quest’ultima non solo sotto il profilo dello svolgimento, della periodizzazione, ma anche sotto il profilo dell’esperienza. Io, in vita mia, ho conosciuto tre donne diverse e tre uomini diversi in me. Scrivere la storia della mia vita significherebbe raccontare l’ascesa e la caduta di questi tre uomini e il compromesso tra loro, ovvero – si potrebbe anche dire – il triumvirato che costituisce adesso la mia vita.
Walter Benjamin, 1931[iv]
Asja Lacis al centro, a sinistra, il regista Ž. Vīnkalns e a destra l’attore E. Kagainis, 1950 © Collezione Māra Ķimele.
[dalla targa in mostra presente a Documenta 14 in Anna “Asja” Lacis]
1891–1938
Nata a Ķempji, Lettonia nel 1891; si trasferisce a Riga nel 1898. Studia presso l’Istituto di Ricerca di Psiconeurologia di Vladimir Bekhterev a San Pietroburgo (1912-13), l’Università culturale Šanjavskij e lo Studio Teatrale Komissarževskij a Mosca (1915-1918). Fonda Teatro sperimentale per i ragazzi a Orel (1918-1920). Attiva a Riga (1920-21). Visita la Germania e incontra Fritz Lang, Bertolt Brecht, Erwin Piscator, Bernhard Reich (1922-23). Assistente di Brecht per la produzione di Vita di Edoardo Secondo d’Inghilterra a Monaco di Baviera; incontra Walter Benjamin a Capri (1924). Attiva a Riga; visitata da Benjamin (1925). Emigra a Mosca (1926). Vive a Berlino con Benjamin (1929). Assistente di Piscator per la Rivolta dei Pescatori di Santa Barbara (1930). Si iscrive al Gerasimov Institute of Cinematography (VgiK). Regista teatrale in Teatro lettone Skatuve a Mosca. Studi di post-dottorato al Lunačarskij Institute for Theater (1933). Lavora a Smolensk e Kislovodsk con i bambini, teatri delle fattorie collettive. Condannata a dieci anni di lavoro forzato in Kazakistan (1938).
1924–38
Walter Benjamin incontra Asja Lācis a Capri (maggio-settembre 1924). In autunno, Lācis convince Bertolt Brecht a incontrare Benjamin. Lācis e Benjamin scrivono “Napoli”, che introduce il concetto di “porosità”, pubblicato nel Frankfurter Zeitung (1925). Benjamin fa visita a sorpresa a Riga nel 1925 e visita Lācis a Mosca (dicembre 1926 – febbraio 1927, vedi Diari di Mosca). Nel 1928 Benjamin pubblica Einbahnstraße con una dedica: “Questa strada si chiama VIA ASJA LACIS dal nome di colei che DA INGEGNERE l’ha aperta dentro l’autore”. Il libro include capitoli sulla visita di Benjamin a Riga: “Armi e Munizioni”, “Giocatoli, Stereoscopio” e “Cineserie”. Nel 1929-30 Lācis e Benjamin vivono insieme a Berlino. Intorno al 1929 Benjamin scrive “Programma per un teatro per bambini proletario” su richiesta di Lācis, sulla base della sua esperienza di Orel. Il contatto tra i due viene ristabilito attraverso lettere tra il 1934-36. Benjamin, in esilio, è strettamente legato a Brecht. Lācis cerca di organizzare la fuga di Benjamin verso l’Unione Sovietica. Lācis scopre la tragica fine di Benjamin solo al ritorno dai campi di prigionia. Le lettere precedenti, secondo Dagmāra Ķimele, sono state confiscate dal KGB.
1938–79
All’inizio del 1938 Lācis viene arrestata, imprigionata nella prigione di Butyrka e condannata a dieci anni di lavori forzati in Kazakistan. È accusata di far parte di un’organizzazione segreta nazionalista e fascista lettone durante il lavoro presso Teatro Skatuve di Mosca. La maggior parte dei membri dello Skatuve sono accusati ingiustamente, giustiziati o imprigionati nei gulag. Lācis organizza il teatro dei detenuti a Karaganda. Ritorna in Lettonia (1948). Lavora al Teatro Valmiera, prima come ospite poi come direttore generale. Viene ufficialmente riabilitata (1955). Ristabilisce i contatti con Brecht e Piscator e diventa ufficialmente membro del Partito Comunista (1955). Sposa Reich (1957). Hildegard Brenner pubblica una lettera di Lācis sulla rivista Alternative (Nr.56-57). Nel 1967 l’opera di Lācis viene riscoperta nella Germania dell’Est. Il “Programma per un teatro per bambini proletario” viene pubblicato nella Germania dell’Est precedendo l’apparizione di questo testo nelle Opere Complete (1968). Revolutionar im Beruf (Professione rivoluzionaria) viene pubblicato nel 1971, poi tradotto in italiano, spagnolo, francese. Muore a Riga il 22 novembre del 1979.
Asja Lacis con la figlia Dagmara a Capri nel 1924, fotografia originale esposta tra i materiali d’archivio a documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017 © Collezione Māra Ķimele.
Andris Brinkmanis ha curato nel 2015 la conferenza internazionale dedicata ad Asja Lācis e Walter Benjamin “Leftist Ideas in Culture: The Password Asja” presso l’Accademia della Cultura di Riga; nel 2017 ha presentato a documenta 14 una sezione research-based con materiali documentari e di archivio, in collaborazione con Mara Kimele, Beata Paškevica e Hendrik Folkerts, presso il museo Grimmwelt di Kassel, Signals from another world: Anna “Asja Lācis” archives, che indagava, attraverso materiali inediti raccolti negli archivi di Riga, Berlino e Mosca, la vita e l’opera di Asja Lācis, le sue connessioni con il “children’s theater” e con figure come Walter Benjamin e Bertolt Brecht.
note:
[i] Tutte le citazioni riferite ad Asja Lacis sono tratte da: Asja Lacis, Professione: rivoluzionaria; per un profilo biografico e intellettuale di Asja Lacis e per una contestualizzazione della sua attività teatrale nella temperie culturale del tempo si rimanda a Eugenia Casini Ropa, “Il teatro Agitprop nella repubblica di Weimar”, in Asja Lacis, Professione: rivoluzionaria, Feltrinelli, Milano,1976.
[ii] Walter Benjamin, “Programma di un teatro proletario di bambini”, in Id., Opere complete. Scritti 1928-1929, vol. 3, Einaudi, 2010, p. 181.
[iii] Walter Benjamin, Strada a senso unico (Einbahnstrasse), a cura di Giulio Schiavoni, Einaudi, 2006.
[iv] Walter Benjamin, “6 maggio”, in Id., Opere complete. Scritti 1928-1929, vol. 4, Einaudi, 2010, p. 429.
Asja Lacis con la figlia Dagmara a Capri nel 1924, fotografia originale esposta tra i materiali d’archivio a documenta 14, Grimmwelt Kassel, 2017 © Collezione Māra Ķimele.