“Nei teatri fisicamente sporchi di Mosca degli anni Venti e dei primi anni Trenta”, scrive John Fuegi nel suo fondamentale lavoro Brecht and Company, “Meyerhold, Stanislavsky e Tairov si mescolavano con Mei Lanfang dalla Cina, Erwin Piscator, Gordon Craig dall’Inghilterra, lo scrittore francese André Malraux e una schiera di americani tra cui Joseph Losey, Hallie Flanagan, Harold Clurman, Lee Strasberg e Stella Adler – tutti visibilmente incantati da ciò che avevano visto e sentito”.
Cover Chzungo, Essays on China by Sergey Tretyakov.
Questi incontri, avvenuti nell’Unione Sovietica ancora progressista, si rivelarono cruciali punti di svolta non solo per Bertolt Brecht ma, allo stesso modo, per l’arte in Occidente e in Unione Sovietica negli anni Trenta. Prima dell’innalzamento definitivo delle politiche totalitarie, l’irruzione della seconda guerra mondiale e la successiva separazione inflitta dalle politiche della Guerra Fredda, l’antichità della cultura cinese sembrava gettare una luce su quello che poteva essere l’eventuale sviluppo futuro per l’”agonizzante” tradizione della modernità occidentale.
Gli anni Trenta furono anche un cruciale punto di svolta per l’Unione Sovietica. Gli iniziali e più eccentrici esperimenti dell’avanguardia post-rivoluzionaria si scontravano con un’intera nuova generazione e con richieste già diverse nella società. Se il rinnovamento iniziale del teatro era radicato nell’emersione delle ultime generazioni, cresciute sotto moderne condizioni e pronte a servire come materiale flessibile e sensibile per esperimenti creativi, se l’educazione dell’attore era intesa, non solo, come sviluppo tecnico ma come un acutizzarsi del suo punto di vista sociale, ora le nuove generazioni rivendicavano un successivo e ulteriore rinnovamento del teatro.
Soviet Theatre, n.3-4,1930 cover design by Gustav Klucis
Gli stessi innovatori del teatro Tairov, Stanislavsky, Meyerhold, Vakhtangov avevano dovuto affrontare le richieste dei loro “figli” già maturi. La ricerca di un nuovo tipo di realismo era emersa e si stava imponendo all’interno del campo culturale. Allo stesso modo, registi tedeschi come Brecht, Piscator e altri dovettero affrontare il fatto che il fascismo avesse cancellato molti anni delle loro sperimentazioni e l’urgente necessità di individuare strumenti efficaci per contrastare la posa che il populismo richiedeva.
Incontri e dibattiti durante gli anni Trenta a Mosca hanno incoraggiato ciò che Pavel Markov definisce come l’elaborazione di una sintesi di stili di recitazione. Possiamo anche affermare che il vasto numero di riviste pubblicate in russo, tedesco, inglese e francese mantenne vivo un vivace dibattito teoretico internazionale che non aveva precedenti nella storia.
L’insieme dei materiali documentari e di archivio presentati alla Biennale di Anren è incentrato su due storie intrecciate. Una parte dei materiali rappresenta lo sviluppo del teatro sovietico dal 1917 al 1938, concentrandosi sulle sue diverse fasi di crescita: dai re-enactments, le rievocazioni di massa nello spazio pubblico, il teatro agit-prop, il proletkult, le esperienze teatrali per bambini e lavoratori fino allo sviluppo di vari studi di attori diretti dai principali registi dell’epoca, ognuno dei quali introduceva la propria reinterpretazione della ricerca del “nuovo teatro”. Lo scambio animato tra i principali rappresentanti del teatro europeo e il contesto russo è documentato attraverso i materiali che attestano gli sforzi di registi e teorici come Asja Lācis e Bernhard Reich, tra gli altri.
My Notes about Chinese Theatre, di Vera Yureneva
I materiali inclusi testimoniano anche la familiarità di numerosi poeti, attori e registi russi con le pratiche teatrali asiatiche. Il libro My Notes about Chinese Theatre della celebre attrice Vera Yureneva o gli scritti del poeta Sergey Tretiakov che hanno trascorso lunghi periodi in Cina negli anni Venti, insieme agli scritti di Sergei Eisenstein – mostrano che il teatro cinese è stato oggetto di interesse, insieme con la pratica teatrale giapponese Kabuki, esplorata direttamente o indirettamente nell’Occidente sin dall’inizio del XX secolo.
Un’altra parte dei materiali riguarda invece la prima visita di Mei Lanfang (1894 – 1961), l’artista cinese dell’Opera di Pechino (Chinese Peking Opera) noto per i suoi ruoli da protagonista femminile “dan” a Mosca nel 1935. Durante il tour a Mosca e Leningrado, Lanfang e la sua compagnia allestirono quattro rappresentazioni teatrali: « Revenge of the Oppressed», « Rainbow Pass», « Fei Chen-O and the “Tiger” General»,« The Drunken Beauty» e diversi spettacoli di danza. Numerosi registi teatrali e cinematografici russi, tedeschi, francesi, inglesi e americani, drammaturghi, poeti, scrittori hanno assistito alle esibizioni di Lanfang o si sono uniti agli altri eventi e hanno partecipato ai dibattiti. Le foto in mostra illustrano questi stimolanti incontri.
Mei Lanfang, Tretyakov e Eisenstein, courtesy Mei Lanfang Museum
Mei Lanfang appare con Konstantin Stanislavsky, Vsevolod Meyerhold, Alexander Tairov, Sergei Tretyakov, Edward Gordon Craig, Sergei Eisenstein, tra gli altri. Una particolare percezione ed interpretazione (o errata interpretazione secondo quanto sostenuto da numerosi studiosi cinesi) della “Peking Opera”, con la sua specifica costruzione scenica, l’esposizione diretta dei suoi dispositivi scenici e degli oggetti di scena (props), le sue maschere e i principi di recitazione radicalmente diversi avevano avuto un notevole impatto su tutti gli astanti.
La visita dell’attore cinese aveva provocato anche un ampio dibattito nella stampa locale e internazionale. Alcuni degli articoli più illustri di autori come Karl Radek, Carola Neher (l’attrice di Brecht), Sergey Tretiakov, Sergei Eisenstein sono in mostra per raccontare questo vivace scambio. Una serie di materiali documentari rari, tra cui un filmato di Sergei Eisenstein per il film «Rainbow Pass» che cattura la performance di Lanfang completano la presentazione. Mei Lanfang in cambio ha assistito alle rappresentazioni più caratteristiche – «Il barbiere di Siviglia» e «Boris Godunov» dello Stanislavsky Opera Studio, «La signora delle camelie» di Meyerhold e la «Turandot» di Vakhtangov, «Le notti egiziane» di Tairov e «Gli Aristocratici» di Oklopkov, balletti e spettacoli di burattini. Diversi poster di queste rappresentazioni sono stati esposti ad Anren.
Anteporre questo storico incontro come momento simbolico, dove diverse culture si sono brevemente incrociate poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, è una scelta deliberata. La visita di Lanfang in URSS appare qui come una soglia storica e un richiamo simbolico. È forse l’ultimo momento in cui l’utopia modernista si manifesta così fortemente su scala globale.
Andris Brinkmanis è critico d’arte e curatore di origine lettone, vive tra Milano e Venezia. Dal 2009, docente in Storia dell’arte e Studi Curatoriali e dal 2013 è Course Leader del Triennio di Arti Visive alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA). Nel 2015 ha curato la conferenza internazionale dedicata alla regista teatrale rivoluzionaria Asja Lācis e al filosofo Walter Benjamin “Leftist Ideas in Culture: The Password Asja” presso l’Accademia della Cultura di Riga, Lettonia.
Ha partecipato alla documenta 14 (2017) curando una sezione di materiali documentari e di archivio, in collaborazione con Mara Kimele, Beata Paškevica e Hendrik Folkerts, presso il museo Grimmwelt di Kassel, Signals from another world: Anna “Asja Lācis” archives. La mostra indagava, attraverso materiali inediti raccolti negli archivi di Riga, Berlino e Mosca, la vita e l’opera di Asja Lācis (1891-1979) e le sue connessioni con il “children’s theater” e con figure come Walter Benjamin e Bertolt Brecht.
É research curator della sezione dedicata ai rapporti tra Mei Lanfang e il teatro proletario russo alla prima Biennale di Anren (2017).
sezione dedicata a Mei Lanfang e il teatro proletario russo, a cura di Andris Brinkmanis, The Szechwan Tale: Theatre and History, Anren Biennale, Foto: Daniele Marzorati
sezione dedicata a Mei Lanfang e il teatro proletario russo, a cura di Andris Brinkmanis, The Szechwan Tale: Theatre and History, Anren Biennale, Foto: Daniele Marzorati
sezione dedicata a Mei Lanfang e il teatro proletario russo, a cura di Andris Brinkmanis, The Szechwan Tale: Theatre and History, Anren Biennale, Foto: Daniele Marzorati
“Nei teatri fisicamente sporchi di Mosca degli anni Venti e dei primi anni Trenta”, scrive John Fuegi nel suo fondamentale lavoro Brecht and Company, “Meyerhold, Stanislavsky e Tairov si mescolavano con Mei Lanfang dalla Cina, Erwin Piscator, Gordon Craig dall’Inghilterra, lo scrittore francese André Malraux e una schiera di americani tra cui Joseph Losey, Hallie Flanagan, Harold Clurman, Lee Strasberg e Stella Adler – tutti visibilmente incantati da ciò che avevano visto e sentito”.
Cover Chzungo, Essays on China by Sergey Tretyakov.
Questi incontri, avvenuti nell’Unione Sovietica ancora progressista, si rivelarono cruciali punti di svolta non solo per Bertolt Brecht ma, allo stesso modo, per l’arte in Occidente e in Unione Sovietica negli anni Trenta. Prima dell’innalzamento definitivo delle politiche totalitarie, l’irruzione della seconda guerra mondiale e la successiva separazione inflitta dalle politiche della Guerra Fredda, l’antichità della cultura cinese sembrava gettare una luce su quello che poteva essere l’eventuale sviluppo futuro per l’”agonizzante” tradizione della modernità occidentale.
Gli anni Trenta furono anche un cruciale punto di svolta per l’Unione Sovietica. Gli iniziali e più eccentrici esperimenti dell’avanguardia post-rivoluzionaria si scontravano con un’intera nuova generazione e con richieste già diverse nella società. Se il rinnovamento iniziale del teatro era radicato nell’emersione delle ultime generazioni, cresciute sotto moderne condizioni e pronte a servire come materiale flessibile e sensibile per esperimenti creativi, se l’educazione dell’attore era intesa, non solo, come sviluppo tecnico ma come un acutizzarsi del suo punto di vista sociale, ora le nuove generazioni rivendicavano un successivo e ulteriore rinnovamento del teatro.
Soviet Theatre, n.3-4,1930 cover design by Gustav Klucis
Gli stessi innovatori del teatro Tairov, Stanislavsky, Meyerhold, Vakhtangov avevano dovuto affrontare le richieste dei loro “figli” già maturi. La ricerca di un nuovo tipo di realismo era emersa e si stava imponendo all’interno del campo culturale. Allo stesso modo, registi tedeschi come Brecht, Piscator e altri dovettero affrontare il fatto che il fascismo avesse cancellato molti anni delle loro sperimentazioni e l’urgente necessità di individuare strumenti efficaci per contrastare la posa che il populismo richiedeva.
Incontri e dibattiti durante gli anni Trenta a Mosca hanno incoraggiato ciò che Pavel Markov definisce come l’elaborazione di una sintesi di stili di recitazione. Possiamo anche affermare che il vasto numero di riviste pubblicate in russo, tedesco, inglese e francese mantenne vivo un vivace dibattito teoretico internazionale che non aveva precedenti nella storia.
L’insieme dei materiali documentari e di archivio presentati alla Biennale di Anren è incentrato su due storie intrecciate. Una parte dei materiali rappresenta lo sviluppo del teatro sovietico dal 1917 al 1938, concentrandosi sulle sue diverse fasi di crescita: dai re-enactments, le rievocazioni di massa nello spazio pubblico, il teatro agit-prop, il proletkult, le esperienze teatrali per bambini e lavoratori fino allo sviluppo di vari studi di attori diretti dai principali registi dell’epoca, ognuno dei quali introduceva la propria reinterpretazione della ricerca del “nuovo teatro”. Lo scambio animato tra i principali rappresentanti del teatro europeo e il contesto russo è documentato attraverso i materiali che attestano gli sforzi di registi e teorici come Asja Lācis e Bernhard Reich, tra gli altri.
My Notes about Chinese Theatre, di Vera Yureneva
I materiali inclusi testimoniano anche la familiarità di numerosi poeti, attori e registi russi con le pratiche teatrali asiatiche. Il libro My Notes about Chinese Theatre della celebre attrice Vera Yureneva o gli scritti del poeta Sergey Tretiakov che hanno trascorso lunghi periodi in Cina negli anni Venti, insieme agli scritti di Sergei Eisenstein – mostrano che il teatro cinese è stato oggetto di interesse, insieme con la pratica teatrale giapponese Kabuki, esplorata direttamente o indirettamente nell’Occidente sin dall’inizio del XX secolo.
Un’altra parte dei materiali riguarda invece la prima visita di Mei Lanfang (1894 – 1961), l’artista cinese dell’Opera di Pechino (Chinese Peking Opera) noto per i suoi ruoli da protagonista femminile “dan” a Mosca nel 1935. Durante il tour a Mosca e Leningrado, Lanfang e la sua compagnia allestirono quattro rappresentazioni teatrali: « Revenge of the Oppressed», « Rainbow Pass», « Fei Chen-O and the “Tiger” General»,« The Drunken Beauty» e diversi spettacoli di danza. Numerosi registi teatrali e cinematografici russi, tedeschi, francesi, inglesi e americani, drammaturghi, poeti, scrittori hanno assistito alle esibizioni di Lanfang o si sono uniti agli altri eventi e hanno partecipato ai dibattiti. Le foto in mostra illustrano questi stimolanti incontri.
Mei Lanfang, Tretyakov e Eisenstein, courtesy Mei Lanfang Museum
Mei Lanfang appare con Konstantin Stanislavsky, Vsevolod Meyerhold, Alexander Tairov, Sergei Tretyakov, Edward Gordon Craig, Sergei Eisenstein, tra gli altri. Una particolare percezione ed interpretazione (o errata interpretazione secondo quanto sostenuto da numerosi studiosi cinesi) della “Peking Opera”, con la sua specifica costruzione scenica, l’esposizione diretta dei suoi dispositivi scenici e degli oggetti di scena (props), le sue maschere e i principi di recitazione radicalmente diversi avevano avuto un notevole impatto su tutti gli astanti.
La visita dell’attore cinese aveva provocato anche un ampio dibattito nella stampa locale e internazionale. Alcuni degli articoli più illustri di autori come Karl Radek, Carola Neher (l’attrice di Brecht), Sergey Tretiakov, Sergei Eisenstein sono in mostra per raccontare questo vivace scambio. Una serie di materiali documentari rari, tra cui un filmato di Sergei Eisenstein per il film «Rainbow Pass» che cattura la performance di Lanfang completano la presentazione. Mei Lanfang in cambio ha assistito alle rappresentazioni più caratteristiche – «Il barbiere di Siviglia» e «Boris Godunov» dello Stanislavsky Opera Studio, «La signora delle camelie» di Meyerhold e la «Turandot» di Vakhtangov, «Le notti egiziane» di Tairov e «Gli Aristocratici» di Oklopkov, balletti e spettacoli di burattini. Diversi poster di queste rappresentazioni sono stati esposti ad Anren.
Anteporre questo storico incontro come momento simbolico, dove diverse culture si sono brevemente incrociate poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, è una scelta deliberata. La visita di Lanfang in URSS appare qui come una soglia storica e un richiamo simbolico. È forse l’ultimo momento in cui l’utopia modernista si manifesta così fortemente su scala globale.
Andris Brinkmanis è critico d’arte e curatore di origine lettone, vive tra Milano e Venezia. Dal 2009, docente in Storia dell’arte e Studi Curatoriali e dal 2013 è Course Leader del Triennio di Arti Visive alla Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA). Nel 2015 ha curato la conferenza internazionale dedicata alla regista teatrale rivoluzionaria Asja Lācis e al filosofo Walter Benjamin “Leftist Ideas in Culture: The Password Asja” presso l’Accademia della Cultura di Riga, Lettonia.
Ha partecipato alla documenta 14 (2017) curando una sezione di materiali documentari e di archivio, in collaborazione con Mara Kimele, Beata Paškevica e Hendrik Folkerts, presso il museo Grimmwelt di Kassel, Signals from another world: Anna “Asja Lācis” archives. La mostra indagava, attraverso materiali inediti raccolti negli archivi di Riga, Berlino e Mosca, la vita e l’opera di Asja Lācis (1891-1979) e le sue connessioni con il “children’s theater” e con figure come Walter Benjamin e Bertolt Brecht.
É research curator della sezione dedicata ai rapporti tra Mei Lanfang e il teatro proletario russo alla prima Biennale di Anren (2017).
sezione dedicata a Mei Lanfang e il teatro proletario russo, a cura di Andris Brinkmanis, The Szechwan Tale: Theatre and History, Anren Biennale, Foto: Daniele Marzorati
sezione dedicata a Mei Lanfang e il teatro proletario russo, a cura di Andris Brinkmanis, The Szechwan Tale: Theatre and History, Anren Biennale, Foto: Daniele Marzorati
sezione dedicata a Mei Lanfang e il teatro proletario russo, a cura di Andris Brinkmanis, The Szechwan Tale: Theatre and History, Anren Biennale, Foto: Daniele Marzorati